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Ilva, Di Maio chiede un tavolo: senza il governo

di Carlo D'Onofrio

Luigi Di Maio vuole i sindacati al tavolo con Mittal. E li vuole presto. Ma i ”nominati” non hanno molta voglia di seguire le regole dei talent show e per ora resistono. Del resto senza una presa di posizione chiara da parte del governo la trattativa bis sull’Ilva - il primo tempo si è chiuso con un nulla di fatto a maggio - rischia di rivelarsi un boomerang per le sigle dei metalmeccanici.

L’altro ieri, dopo aver rifilato alle nuove proposte di Mittal una sostanziale bocciatura al termine del maxitavolo che si è svolto al ministero dello Sviluppo Economico, Di Maio si era spinto a calendarizzare per oggi un incontro tra le parti. Incontro che non c’è stato. Ieri ci ha provato di nuovo: "In questi giorni è bene che Mittal e sindacati ricomincino a vedersi e inizino a discutere sul nodo occupazione”.

A stretto giro gli ha risposto il segretario della Uilm Rocco Palombellala: ”La trattativa tra noi e l'azienda ha difficoltà a procedere” perché gli esuberi restano sul tavolo, ma sopratutto perché manca la volontà politica da parte del ministro Di Maio di far ripartire una trattativa e concluderla con un accordo".

L’idea di vedersela da soli con il gruppo indiano per poi deporre un’eventuale intesa sulla scrivania del ministro era stata già bocciata da Fiom e Cgil dopo l’incontro di lunedì.

Anche il segretario confederale della Cisl Angelo Colombini si augura che ”il governo accompagni il percorso tra le parti per confermare la presenza in Italia della produzione di acciaio garantendo l'occupazione per tutti i lavoratori del gruppo e dell'indotto. Questi investimenti, se confermati, possono valorizza la presenza industriale di acciaio con il benessere ambientale del territori”.

Di Maio è tornato anche ad attaccare il precedente governo sulla procedura di gara da cui è uscita vincitrice Mittal, ormai un esercizio quotidiano. Una ”gara d'appalto da fine '800”, così l’ha definita, per liberarsi dell'acciaieria e darla in mano a qualcuno”, conclusa con un contratto per giunta firmato ”in gran segreto” e che come conseguenza prevede di ”mettere per strada 3mila lavoratori”. Immediata e irritata la replica dell’ex ministro Calenda: ”Di Maio è un ragazzino incapace” e i 3mila lavoratori di cui parla sono in realtà 4mila, tutti però, rammenta Calenda, ”protetti dall’amministrazione straordinaria”.

( 31 luglio 2018 )

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