Domenica 19 maggio 2024, ore 21:31

Lavoro

Jabil: l’azienda vuole chiudere

E' stato un triste Primo maggio quello dei 420 lavoratori dello stabilimento Jabil di in provincia di Caserta che scioperano dopo la decisione dell’azienda di abbandonare il sito produttivo di Marcianise per aprire uno stabilimento in Croazia. Una scelta maturata dalle Rsu nel corso di un’assemblea proprio per manifestare il proprio disappunto su una tegola abbattutasi in un momento di trattative, di notizie di eventuali esuberi che avrebbero dovuto portare la forza lavoro dagli attuali 420 addetti a 250, ma - a detta dei sindacati non quella di abbandonare il sito “perché la multinazionale non ritiene più redditizia la sua presenza sul territorio, il loro modello di business non è compatibile e sostenibile con il mercato italiano, troppo frammentato”. A niente è valso l’incontro al Mimit il 30 aprile tra i segretari territoriali e nazionali di Fim Fiom Uilm, la direzione di Jabil, i rappresentati della Regione Campania e Invitalia nella quale è stato ribadito ai dirigenti del Mimit che il “mercato italiano offre ancora opportunità nell'elettronica e siamo convinti che Jabil con investimenti adeguati e il sostegno di finanziamenti pubblici per progetti di ricerca-sviluppo, la reindustrializzazione dei prodotti e l'aggiornamento dei processi produttivi possa confermare e anzi rafforzare la sua mission industriale e occupazionale”. Già in precedenza i lavoratori avevano lanciato un appello, rivendicando di essere “assolutamente necessari per il sistema Italia”, in quanto specialisti in settori strategici quali la transizione digitale, energetica e la green economy e chiedendo anche ai politici e alle istituzioni di accompagnare questo percorso. “Allo stabilimento Jabil produciamo colonnine di ricarica elettrica per automotive per importanti clienti quali ENEL X, Gewiss, F2M, siamo unici certificati al mondo (Golden Power) per sensori intelligenti per il cliente Pirelli, e ci siamo specializzati anche nel settore del segnalamento ferroviario, collaborando con società del calibro di Mermec. Il background professionale potrebbe consentirci di tornare a lavorare su tecnologie di telecomunicazioni 5G, come fatto in passato” avevano sottolineato i dipendenti, rispondendo alla Jabil, che invece da anni lamenta una crisi di commesse produttive. Una vertenza infatti che si trascina da anni con oltre trecento lavoratori già fuoriusciti dagli organici aziendali e confluiti in altre realtà quali Softlab e Orefice, soluzioni che non hanno portato ad alcuna reindustrializzazione. Proprio i lavoratori della Softlab sono quasi sempre stati in cassa integrazione senza essere impegnati in nessun progetto, eccetto un piccolo gruppo di loro, in commesse lavorative. Qualche settimana fa è stata nuovamente prorogata di sei mesi la cassa integrazione scaduta a gennaio, ma, spiegano i sindacati, “purtroppo ad oggi questa proroga condivisa con il Mimit non ha avuto ancora attuazione, soprattutto a causa dell'azienda che ritarda le dovute comunicazioni e dimostra sempre di più la scarsa sensibilità nei confronti dei lavoratori che vivono, insieme alle proprie famiglie, una situazione drammatica; la Softlab non ha infatti mantenuto gli impegni presi nelle sedi istituzionali, per la realizzazione del progetto di ricollocazione degli ex lavoratori Jabil”. Oltre ai lavoratori che attendono la cig, ce ne sono altri, impegnati in attività lavorative nei mesi scorsi, che avanzano stipendi arretrati. Ora si attende il nuovo incontro al Mimit fissato 27 maggio. La soluzione secondo Jabil ci sarebbe e potrebbe essere sostenuta anche dal Ministero tramite il coinvolgimento di Invitalia partecipando in quota parte al capitale sociale.
Raffaella Cetta

( 3 maggio 2024 )

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