I dazi faranno da sfondo del dibattito congressuale. Un tema che sta naturalmente catalizzando l’attenzione del confronto politico. Le opposizioni accusano il Governo di subalternità e mancanza di coraggio. Pd, M5s, Avs, Iv e Azione hanno chiesto in aula alla Camera che la premier Meloni riferisca in Parlamento la strategia che il governo intende attuare. Contro i dazi statunitensi, secondo Palazzo Chigi, c'è un unico spazio di manovra: quello europeo; e un solo possibile approccio: una trattativa serrata senza reazioni avventate. Ne è convinta la premier Meloni che si trova a fronteggiare sia il fuoco di fila delle opposizioni, che l'accusano di "subalternità" e mancanza di coraggio, sia le prime fibrillazioni nella stessa maggioranza. Il vicepremier legista Salvini continua a prendersela con Bruxelles (“le imposte a stelle e strisce sono sciagurate, ma burocrazia e vincoli di Bruxelles lo sono altrettanto”) e il suo partito che rilancia la causa di un negoziato diretto con gli Usa. Mentre FI e FdI fanno muro, sventolando i trattati: "La competenza sul commercio internazionale è di competenza esclusiva europea". Una linea, quest'ultima, di certo sposata dal capo dello Stato Sergio Mattarella, che ha sempre richiamato all'unità d'intenti dell'Europa e ora - in occasione della festa nazionale francese - ribadisce come “una collaborazione strutturata tra partner fidati” sia “indispensabile per affrontare l'attuale contesto internazionale, segnato da sfide complesse e tensioni crescenti”. La premier continua a lavorare sottotraccia ad una soluzione che contempli lo strumento dei contro-dazi solo come estrema ratio e con le linee Roma-Bruxelles e Roma-Washington sempre aperte per aiutare a favorire una soluzione negoziata tra le due sponde dell'Atlantico.
Giampiero Guadagni