Mercoledì 30 aprile 2025, ore 22:33

Civ Inps 

Pensioni: spesa stabile, ma rischio squilibri 

La spesa previdenziale è stabile ma le stime relative all'andamento di fecondità, speranza di vita e flussi migratori fanno presagire un aumento del rapporto di dipendenza tra giovani e anziani ”e un peggioramento del rapporto tra pensionati e contribuenti, con rischi evidenti per l'equilibrio del sistema previdenziale, soprattutto in presenza di livelli di spesa previdenziale di per sé elevati”. Il Rapporto ”La natura delle entrate e delle uscite dell'Inps in rapporto alla dimensione previdenziale e assistenziale delle prestazioni” evidenzia che il rapporto tra soggetti con più di 64 anni e quelli con un'età compresa tra i 20 e i 64 anni in Ue nel 2022 è stato pari al 36% con i valori più elevati registrati in Italia (41%) e Portogallo (41,2%). Come sempre avvenuto nel caso di squilibri lo Stato interviene con trasferimenti all'Inps e quindi il sistema regge comunque, ma il tema principale resta quello del lavoro con la necessità di aumentare la base occupazionale in Italia, soprattutto femminile.
Secondo l'ultimo rapporto Inapp sul gap di genere nel mercato del lavoro il tasso di occupazione femminile cresce più rapidamente di quello degli uomini (+1,4 punti nel 2023 sul 2022 a fronte di 1,2 punti per gli uomini) ma con il 52,5% è fanalino di coda in Europa e ha una distanza di quasi 18 punti con il tasso di occupazione maschile. Per evitare che sul mercato del lavoro ci siano comportamenti elusivi con l'obiettivo di ottenere l'indennità di disoccupazione è stato presentato un emendamento che dovrebbe rendere la vita più difficile ai cosiddetti ”furbetti”. In pratica, ha spiegato la ministra del Lavoro Calderone, sarà possibile riconoscere l'indennità nel caso di un rapporto di lavoro interrotto da un licenziamento dopo un impiego conclusosi con dimissioni volontarie solo se si sono versati almeno 13 settimane di contributi nel nuovo impiego. In Italia nel 2023, spiega il Civ Inps, ”lo stock di pensioni è rimasto sostanzialmente invariato. Permane la questione della sostenibilità in quanto il sistema di finanziamento delle prestazioni è a ripartizione, ovvero i contributi ricevuti in un determinato anno sono utilizzati per erogare i trattamenti pensionistici dello stesso anno. Se l'importo delle prestazioni erogate supera i contributi versati da lavoratori e imprese si determina uno squilibrio strutturale del sistema che deve essere compensato e ciò generalmente avviene con trasferimenti dello Stato a carico della fiscalità generale”". In Italia l'età mediana è di 48,4 anni (la metà della popolazione è più giovane e l'altra metà più vecchia), è cresciuta di quattro anni negli ultimi cinque ed è di oltre quattro anni superiore alla media europea. All'aumento dell'età mediana hanno contribuito da una parte un calo della fecondità, dall'altro un aumento della speranza di vita. L'Italia ha il terzo tasso di fecondità più basso in Ue (1,24) dopo Malta e Spagna e la speranza di vita a 65 anni più alta dopo Spagna e Francia pari a 21,5 anni. Nell'ambito di un confronto internazionale, la spesa italiana per trattamenti previdenziali è storicamente superiore alla media sia europea sia dei Paesi Ocse. L'età effettiva di pensionamento è ancora relativamente bassa (64,2), a causa dell'esistenza di numerosi canali di uscita anticipata dal mercato del lavoro e il sistema è generoso con il tasso di sostituzione rispetto all'ultima retribuzione al 58,9%, circa 14 punti superiore alla media Ue.
Osserva il segretario generale della Fnps Cisl Didonè: ”Su previdenza e assistenza è necessario intervenire urgentemente con un'operazione verità che faccia chiarezza una volta per tutte sui costi reali affrontati dal sistema italiano, come quelli riguardanti il 45% dei 16 milioni di pensionati italiani, totalmente o parzialmente assistiti, con la voce ”assistenza” pari a 68 miliardi, ossia il 32% dell'intera spesa previdenziale. Una voce che continua a pesare impropriamente sui conti della previdenza invece che sulla fiscalità generale”. Come emerge dallo studio Civ Inps ”nel 2023 la spesa per le pensioni ha raggiunto i 317 miliardi, pari al 15,2% del Pil che, diminuita delle prestazioni puramente assistenziali, arriva ad essere di 303 miliardi di euro, pari al 14,5% del Pil. Una cifra che diventa ancora più bassa, ossia di 249 miliardi (pari all'11,9% del Pil) se dalla stessa si detraggono le prestazioni assistenziali non basate sui contributi, quelle legate al rispetto di soglie di reddito come la quattordicesima, e le ritenute fiscali su tutti i trattamenti”. Per questo, conclude Didoné, ”chiediamo ancora una volta che la Commissione di studio istituzionale chiamata a decidere su questo tema tanto spinoso, arrivi alle nostre stesse considerazioni per fare piena chiarezza evitando di generare confusione soprattutto in seno all'Europa, col rischio di imporre tagli delle pensioni che si rivelerebbero totalmente ingiustificati alla luce del fatto che la spesa pensionistica di natura previdenziale nel 2022 è stata del 12,9%, dato più che in linea con la media Ue del 12,6”.
A proposito di previdenza, è stato approvato in commissione bilancio alla Camera l'emendamento alla manovra presentato dalla Lega che premia la flessibilità in uscita. Per la prima volta nella previdenza italiana si potranno cumulare la previdenza obbligatoria e quella complementare per raggiungere un assegno pensionistico pari a tre volte il minimo, riuscendo ad anticipare la pensione a 64 anni.
Giampiero Guadagni

( 17 dicembre 2024 )

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