"È fondamentale trovare una soluzione per aggiornare queste regole all'emergenza che stiamo vivendo, per evitare che sembrino stupide e senza senso". Giancarlo Giorgetti non usa giri di parole e va dritto al punto, con un affondo che scuote la quiete apparente del tavolo europeo: il Patto di stabilità rivisto dalla Commissione zoppica. Nel mirino c'è la clausola nazionale di salvaguardia, quel margine di flessibilità che consente ai Paesi di spendere in più per la difesa - fino all'1,5% del Pil ogni anno per quattro anni - e che l'Italia ad oggi non ha attivato.
A differenza di altri 16 Stati Ue. Secondo Giorgetti rischia di trasformarsi in una trappola asimmetrica: può evitare che scatti la tagliola della procedura Ue sul disavanzo eccessivo se con la maggior spesa nella difesa si arrivasse nell'area della "messa in mora" per deficit (essere oltre il 3% del Pil e non in via temporanea), ma per chi è già in procedura non sembrerebbe esserci alcuno 'sconto' attivando la clausola. "L'Italia si impegna a uscire tempestivamente dalla procedura d'infrazione. Tuttavia, registriamo un problema che dobbiamo risolvere", ha ricordato il ministro.
"Accettare l'invito ad aumentare la spesa per la difesa impedirebbe per sempre la nostra uscita dalla procedura d'infrazione". Insomma, un Patto di stabilità con figli e figliastri: se sei in extra deficit e spendi per la difesa resti comunque sotto sorveglianza anche se lo scorporo. La replica del commissario Ue all'Economia Valdis Dombrovskis non si è fatta attendere: "Questa asimmetria nelle regole fiscali" è stata chiaramente prevista dai legislatori, ha spiegato il politico lettone, raccontando anche di aver avuto in giornata un bilaterale con Giorgetti. "Per l'apertura della procedura di disavanzo eccessivo possiamo tenere conto di altri fattori e circostanze eccezionali, ad esempio, dell'attivazione della clausola". Per la chiusura il regolamento è molto chiaro e rigoroso: il deficit deve essere portato sotto il valore di riferimento del 3% del Pil, restarci in futuro, "e i fattori rilevanti non devono venir presi in considerazione". "Stiamo guardando alla situazione", ha concesso.
L'attivazione della clausola, ha comunque aggiunto, ha dei vantaggi anche per i Paesi in deficit eccessivo e concretamente per quanti sono in procedura di disavanzo potrebbe comportare tempi più lunghi di uscita. Intanto, a Lussemburgo, i riflettori sono puntati sul Meccanismo Europeo di Stabilità (Mes). Il Consiglio dei Governatori ha dato seguito alla revisione completa degli strumenti di prestito del Meccanismo, della dotazione di capitale autorizzato e degli strumenti di assistenza finanziaria. L'obiettivo è ora "perfezionare il toolkit", soprattutto sul fronte degli strumenti precauzionali, per sostenere i membri nel modo più efficace possibile. "Nella riunione del Consiglio dei Governatori, abbiamo proseguito i nostri sforzi collettivi per garantire che il quadro del Mes sia attrezzato per affrontare le sfide attuali e future", ha dichiarato il presidente Paschal Donohoe. Il ruolo cruciale del Mes nella stabilizzazione dell'Eurozona in tempi di crisi resta fondamentale.
"Una stretta collaborazione con i suoi membri è essenziale per preservare fiducia economica e resilienza", ha aggiunto. Sulla stessa linea il direttore generale Pierre Gramegna, che ha sottolineato la solidità del Mes e la sua vigilanza attiva, rivendicando gli utili record per 1,8 miliardi messi a segno nel 2024 dall'ex fondo 'Salvastati': "Il Mes rimane pienamente preparato a salvaguardare la stabilità finanziaria dell'eurozona. Continueremo a rispondere ai rischi in evoluzione". Sulla ratifica del nuovo Trattato Mes da parte dell'Italia tutti i governi e parlamenti che hanno ratificato il Trattato preferirebbero che fosse completamente in vigore, "ma capiamo le difficoltà politiche italiane", ha detto Donohoe.
L'Eurogruppo, inoltre, ha preso una decisione molto importante raccomandando che la Bulgaria "diventi il 21° membro della nostra famiglia dell'area dell'euro", ha confermato Paschal Donohoe in conferenza stampa al termine della riunione. "Si tratta di un risultato meritato per la Bulgaria, e un riconoscimento dell'impegno, dell'importante processo di convergenza intrapreso, dell'enorme lavoro svolto dalle autorità bulgare. È anche un ottimo segnale per la forza della nostra unione monetaria. L'euro è il simbolo principale dell'integrazione europea". L'euro, ha spiegato ancora Donohoe, è simbolo della fiducia reciproca tra i Paesi. È il fondamento della prosperità dei nostri cittadini e un'ancora di stabilità per la nostra regione."Accogliamo con favore le relazioni sulla convergenza della Commissione e della Bce", sull'ingresso della Bulgaria nella moneta unica. "Concordiamo con le istituzioni sul fatto che la Bulgaria soddisfi i criteri per l'introduzione dell'euro".
Rodolfo Ricci