Giovedì 1 maggio 2025, ore 7:53

Usa al voto

Midterm, il primo vero referendum su Trump

Occhi puntati sugli Usa, in occasione delle elezioni di metà mandato con le quali si rinnova buona parte del Congresso (l'intera Camera dei Rappresentanti, 435 seggi, e circa un terzo, 35 seggi su 100, del Senato), oltre a 36 nuovi governatori e diversi sindaci, compresi quelli di Washington, San Francisco e Phoenix. Sono elezioni chiave perché considerate una sorta di referendum sui primi due anni alla Casa Bianca di Donald Trump, e da esse dipenderà la possibilità che egli riesca ad attuare la sua agenda politica.

I Dem sono dati per favoriti alla Camera mentre i Repubblicani dovrebbero consolidare e forse anche allargare la loro maggioranza al Senato. Trump ci arriva forte dei dati positivi registrati dall’economia Usa e in particolare dall’occupazione. Una parternità che il suo predecessero Barack Obama, sceso in campo a dar manforte ai Democratici, in realtà ha rivendicato a sé.

In questo quadro, la maggiore confederazione sindacale americana, l’Afl-Cio, tradizionalmente vicina al partito dell’asinello, non si sbilancia. Tanto più che la politica protezionistica del presidente Trump ed il nuovo accordo commerciale tra Usa, Canada e Messico che ha mandato in soffitta il Nafta, hanno raccolto non poche simpatie tra i lavoratori dei settori più colpiti dalle delocalizzazioni, come ad esempio l’industria dell’auto.

Ma questo potrebbe non bastare, secondo il presidente dell'Afl-Cio Richard Trumka, che ha anche minimizzato la rilevanza politica dei dazi sull’acciaio e sull’alluminio imposti dalla Casa Bianca. La verità è che la politica commerciale di Trump rappresenta un argomento scomodo per Trumka e altri sindacalisti critici rispetto ai trattati commerciali, perché sebbene alleati con i Democratici, hanno visto Trump perseguire una serie di cambiamenti politici che avevano inutilmente richiesto in passato.

Trumka ha riconosciuto che la rinegoziazione dell’accordo commerciale tra Stati Uniti, Messico e Canada, ha avuto diversi "miglioramenti" rispetto al Nafta, in materia di tutele dei lavoratori, nuove regole sugli investimenti esteri e requisiti più elevati per ciò che costituisce il "made in America" nell’industria automobilistica. Ma - ha aggiunto il leader dell’Afl-Cio in un’intervista rilasciata pochi giorni fa al Washington Examiner - il nuovo accordo presenta ancora "significative incognite", incluso se o quanto stringentemente possa essere applicato. Per questo non è detto che consentirà a Trump di incassare il risultato sperato in questa tornata elettorale.

(Articolo completo domani su Conquiste Tabloid)

( 5 novembre 2018 )

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