Dopo l'accordo sui dazi raggiunto da Trump e von der Leyen, l'Unione europea ha pubblicato una nota informativa sul patto siglato domenica in Scozia. Nel testo sono confermati i punti e le percentuali già emersi a Bruxelles. Permangono, invece, differenze rispetto alla scheda informativa diffusa dalla Casa Bianca. Tra i punti non concordanti tra i due testi i dazi su chip e farmaci, che secondo l'esecutivo comunitario al momento non sono tassati. Nella nota Ue inoltre non compare alcun impegno di Bruxelles sulla digital tax. "L'intesa politica - viene poi sottolineato dall'Ue - non è giuridicamente vincolante. L'accordo risponde agli interessi economici fondamentali dell'Ue, ossia relazioni stabili e prevedibili con gli Usa. Allo stesso tempo, rispetta pienamente la sovranità normativa dell'Ue e protegge i settori sensibili dell'agricoltura europea, come la carne bovina o il pollame". E’ un fatto che l'accordo siglato da Ursula von der Leyen piace a pochi. I più hanno scelto la linea della cautela ma chi non lo ha fatto, come la Francia, ha parlato di "giorno più buio" e di "sottomissione" agli Usa.
E perfino Berlino, dopo aver letto meglio i termini dell'accordo, ha lanciato l'allarme. "Si poteva fare di più?" "Si è agito correttamente evitando di mettere in campo una sola risposta nei confronti degli Usa a partire dal 2 aprile"? Domande come queste affiorano in ogni cancelleria europea, in ogni segreteria di partito, tra i ceo delle grandi imprese e, chissà, forse anche tra qualche commissario. I dati, per ora, descrivono un patto fortemente asimmetrico che, se da un lato ha evitato il 30% minacciato da Trump, dall'altro ha incluso diverse concessioni rimaste nei giorni scorsi nei cassetti di Palazzo Berlaymont. E su alcuni settori chiave, come quello dei vini o quello dei farmaci, il bicchiere appare ai più mezzo vuoto. Emmanuel Macron, primo sostenitore di una linea muscolare con Washington, finora ha scelto il silenzio. Ha parlato, eccome, il suo primo ministro.
"È un giorno buio quando un'alleanza di popoli liberi, uniti per affermare i propri valori e difendere i propri interessi, decide di sottomettersi", è stato il tweet di François Bayrou. Non ha destato sorprese la posizione di Viktor Orban, anti-Ue anche quando Bruxelles fa felice il suo miglior alleato, Trump. "L'intesa è peggiore di quella siglata tra Usa e Regno Unito. Trump si è mangiato Ursula a colazione", ha attaccato il premier ungherese. Meno scontata è stata la mezza giravolta di Friedrich Merz.
Pochi minuti dopo l'intesa il cancelliere tedesco celebrava il blitz in Scozia della sua connazionale. Meno di 24 ore dopo ha ammesso di "non essere soddisfatto, prevedendo un danno considerevole all'economia teutonica. Donald Tusk, pilastro del Ppe come von der Leyen, ha scelto di tacere. In tanti lo hanno imitato. Pedro Sanchez, non certo il miglior amico di Trump, ha detto di "sostenere l'accordo, ma senza entusiasmo". Anche perché la stretta di mano di Turnberry deve essere ancora tradotta in un testo scritto e concordato, punto per punto, dalle due sponde dell'Atlantico.
Il testo finale dovrebbe arrivare entro il 1 agosto. Fino ad allora si ballerà. E la Casa Bianca, che ha definito l'intesa "colossale", difficilmente farà concessioni. I Rappresentanti Permanenti dei 27 torneranno a vedersi sul dossier nelle prossime ore. Il momento più delicato sarà quello del via libera alla sospensione - che si ipotizza sine die - del listone di contromisure che l'Ue avrebbe messo in campo a partire dal 7 agosto. È pressoché impossibile che il via libera non sia concesso. Ma al tavolo, in quell'occasione, tutti i malumori emergeranno con chiarezza. "Sospendiamo i controdazi dal 4 agosto ma le misure restano comunque pronte e riattivabili", hanno puntualizzato dall'esecutivo Ue.
Rodolfo Ricci