Il tycoon sta amministrando ormai la politica economica degli Stati Uniti con un unico strumento: i dazi. Infatti, Donald Trump ha firmato un ordine esecutivo che aumenta le tariffe sulle importazioni di acciaio e alluminio dal 25% al 50%, due settori considerati strategici e che il presidente della Casa Bianca vuole proteggere. Il decreto specifica che le nuove tariffe entreranno in vigore dalla mezzanotte di ieri."Ho ritenuto necessario aumentare i dazi doganali sull'acciaio e sull'alluminio per adeguare le importazioni e garantire che non mettano a repentaglio la sicurezza nazionale", si legge nel decreto. Secondo il presidente americano, "queste nuove tariffe saranno più efficaci nel contrastare l'eccesso di produzione a basso costo proveniente da paesi stranieri, che sta minando la competitività delle industrie siderurgiche e di alluminio degli Stati Uniti".
"Sebbene i dazi doganali finora imposti abbiano fornito un sostegno essenziale ai prezzi sul mercato americano, essi non hanno consentito a queste industrie di sviluppare e mantenere un tasso di utilizzo delle capacità produttive sufficiente alla loro sostenibilità e in vista delle esigenze della difesa nazionale", si legge nel decreto.
Il tutto mentre sono in corso le trattative su tutti i settori in vista della scandenza delle tregua fissata per il 9 luglio. "Ho avuto una discussione produttiva e costruttiva con l'ambasciatore Jamieson Greer a margine della ministeriale dell'Ocse. Stiamo avanzando nella giusta direzione a passo spedito e restiamo in stretto contatto per mantenere lo slancio",ha ribadito ieri il commissario Ue al Commercio Maros Sefcovic dopo l'incontro con uno dei due capi negoziatori Usa sul dossier dazi.
Intanto la Commissione europea esprime profondo rammarico per l'aumento annunciato dei dazi statunitensi sulle importazioni di acciaio dal 25% al 50%. "Questa decisione - riferisce un portavoce dell'esecutivo Ue - aggiunge ulteriore incertezza all'economia globale e aumenta i costi per i consumatori e le imprese su entrambe le sponde dell'Atlantico. L'aumento dei dazi mina inoltre gli sforzi in corso per raggiungere una soluzione negoziata" con gli Stati Uniti per scongiurare una guerra commerciale. L'imprevedibilità dei recenti dazi statunitensi continua a rappresentare un rischio considerevole per le imprese statunitensi, nonostante le rassicurazioni di Trump sul fatto che le tariffe andranno a beneficio dell'economia. Ciò è dovuto principalmente al fatto che diverse aziende statunitensi con attività internazionali potrebbero essere costrette a cercare fornitori e clienti stranieri alternativi. Inoltre, non è chiaro per quanto tempo le tariffe sull'acciaio e sull'alluminio potrebbero rimanere al livello del 50 per cento proposto, dato che Trump continua a negoziare altre tariffe con vari Paesi.
Felix Tintelnot, professore di economia alla Duke University, ha dichiarato al Time: "Stiamo parlando di un'espansione della capacità dell'industria pesante che comporta significativi investimenti iniziali, e nessun imprenditore dovrebbe fare investimenti iniziali pesanti se non crede che la stessa politica sarà presente tra due, tre o quattro anni". "A prescindere dal fatto che siate favorevoli o contrari a queste tariffe, non volete che il presidente fissi le aliquote fiscali in modo arbitrario, in una sorta di ordine esecutivo, per tutto il tempo", ha aggiunto. Tintelnot ha anche sottolineato che l'aumento del prezzo dell'alluminio, che è un materiale di input molto comune in diversi settori come quello automobilistico e dell'edilizia, danneggerebbe a sua volta tali industrie, anche se potrebbero esserci dei vantaggi per i settori nazionali dell'acciaio e dell'alluminio negli Stati Uniti.
Rodolfo Ricci