Mi piace sfogliare i libri di mio padre, in particolare libri di autori latini... alcuni mi sembra che siano invecchiati male, altri restano imperituri… ma mi affascina sempre immaginare uno che nel 29 avanti cristo se ne sta seduto con una punta di ferro imbevuta di qualcosa di simile all'inchiostro a raccontare storie in un mondo dove leggeva solo uno su un milione di individui. Troppo comodo, adesso: uno mette su un blog e la gente passa di lì e dice diomio, bravo! oppure per la miseria, che scarso!
Ma allora? Come andavano le cose allora? Dev'essere stata una battaglia impari: tu scrivevi e intorno a te stupri, cavalieri pronti a partire per guerre interminabili, lotte, arene, intorno a te tutto tranne che una vera e propria libreria dove andare a fare un po' di ricerca...
immaginateveli allora... e capiremo la grandezza di questi uomini pazzi.
Lì, in Grecia e a Roma, c’è la nascita del pensiero occidentale. Mentre il mondo antico si dannava l’anima per conquistare e dominare, uccidere e depredare questi uomini si interrogavano sulla vita, l’amore, l’alchimia, la filosofia... scrivere doveva essere scomodo. Altro che computer e pagina word!
Papiri, tavolette di cera, pergamene. Vietato sbagliare perché cancellare era
una fatica. Scrivere nelle avversità, in una condizione instabile. Magari in una trincea, in un accampamento con il letame dei cavalli ad ardere e senza luce. Sbrogliare i pensieri in un turbine di risse, saccheggi, atrocità. E anche nei momenti di pax non esistevano certezze. Le mappe erano approssimative. Le conoscenze ancora primordiali. La parola era verbo e tramandare gli scritti era difficoltoso. Incendi, invasioni, elementi naturali difficili da domare. Eppure questi uomini prendevano in mano qualcosa, qualsiasi cosa e arrivavano al quid dell’animo umano. Molti i cavalli di razza partoriti da quel mondo. Libri ricopiati a mano in antiche abazie benedettine. Le loro menti cornucopie semoventi. I loro lavori, sebbene arrivati spesso in frammenti, leggenda.