Mercoledì 1 maggio 2024, ore 6:56

Istat 

Famiglie, cresce il reddito. Ma scende il potere d’acquisto 

La propensione al risparmio delle famiglie italiane nel 2023 cala al 6,3% dal 7,8% del 2022, scendendo ai minimi da 1995. Lo rileva l'Istat nei conti economici. Il reddito disponibile delle famiglie aumenta del 4,7% ma si riduce il loro potere d'acquisto (-0,5%). La spesa per consumi finali cresce del 6,5% e la propensione al risparmio delle famiglie cala al 6,3%, dal 7,8% del 2022, toccando il valore più basso dal 1995, inizio del periodo di riferimento dei conti. Il tasso di investimento delle famiglie si porta al 9,0% (dal 9,2% del 2022). Le imposte correnti pagate dalle famiglie italiane sono aumentate di 24,6 miliardi di euro (+10,7% rispetto al 2022) per la crescita dell'Irpef (+10,2%) e delle ritenute sui redditi da capitale e sul risparmio gestito (+23,0%). Il saldo degli interventi redistributivi nel 2023 ha sottratto alle famiglie 118,8 miliardi di euro, 16,5 miliardi in più rispetto all'anno precedente.
Quanto alle imprese, il valore aggiunto delle società non finanziarie ha registrato nel 2023 una crescita del 6,2% (+59,3 miliardi di euro), in continuità con il risultato realizzato nell'anno precedente. Le società non finanziarie hanno continuato a beneficiare di importanti misure a sostegno dell'attività produttiva, ricevendo 23,8 miliardi di euro di contributi alla produzione, in diminuzione rispetto al 2022 (-12,1%, -3,3 miliardi di euro). Nel quarto trimestre 2023 si rileva un lieve aumento della quota di profitto delle società non finanziarie e una flessione del loro tasso di investimento.
Sempre l’Istat fa sapere che nel quarto trimestre 2023 l'indebitamento netto delle amministrazioni pubbliche in rapporto al Pil è stato pari a -5,5% (-6,7% nello stesso trimestre del 2022). La pressione fiscale è stata pari al 50,3%, in aumento di 1,2 punti percentuali rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente.
Intanto a febbraio il Misery Index, l'indice di disagio sociale elaborato da Confcommercio, è sceso a 12,8 punti, con un calo di tre decimi sul mese precedente, attestandosi al gennaio, il dato più basso - al netto di quanto accaduto nei primi mesi della pandemia - da agosto 2009. Il ridimensionamento registrato nell'ultimo mese è sintesi di un ulteriore rallentamento dell'inflazione per i beni e i servizi ad alta frequenza d'acquisto e di un moderato aumento della disoccupazione estesa.
A proposito di occupazione, in un’intervista ad Avvenire il leader Cisl Sbarra ricorda che ”negli ultimi 10 anni il lavoro dipendente stabile è aumentato di quasi due milioni di unità, i contratti a termine sono calati dal 19,9% del 2015 al 13,9% del 2023. Questa tendenza va ora completata: occorre costruire le condizioni di significativi aumenti salariali, potenti strumenti di politica attiva e di innalzamento delle competenze. Spero che con il Governo e con il nuovo presidente designato di Confindustria Orsini si possa presto aprire un confronto per rilanciare crescita e produttività, valorizzando la contrattazione”". Sul referendum della Cgil contro il Jobs Act, Sbarra ha precisato che la Cisl non si unisce "ai detrattori per ragioni di merito. È stata una riforma non priva di lacune, ma nel complesso capace di dare una visione nuova e un impulso forte verso un sistema di protezione coerente con le profonde trasformazioni della nostra società. Non si affrontano problemi nuovi con strumenti vecchi. Occorre pensare semmai a correggere le carenze di quel pacchetto”. L'auspicio di Sbarra è che tutte le forze politiche convergano sulla proposta di legge d'iniziativa popolare cislina sulla partecipazione dei lavoratori all'impresa. Parlando anche di settimana corta, Sbarra l'ha giudicata "una via percorribile, su cui la Cisl ha fatto storicamente da apripista. Norme legislative indifferenziate, però, sarebbero sbagliate e inapplicabili”.
Giampiero Guadagni

( 5 aprile 2024 )

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