Venerdì 1 novembre 2024, ore 1:29

Istat 

Riduzione di tasse e benefici: nel 2023 in calo il rischio povertà 

Le modifiche al sistema di tasse e benefici introdotte nel corso del 2023 aumentano in lieve misura l'equità della distribuzione dei redditi disponibili. Lo afferma l'Istat in un Report sulla redistribuzione del reddito in Italia. La diseguaglianza passa dal 31,9% al 31,7%. Più marcato è l'effetto sul rischio di povertà che diminuisce dal 20% al 18,8%. Nel 2023 le politiche che hanno effetti sulla formazione dei redditi familiari sono principalmente riconducibili a misure già esistenti nel 2022 e che le simulazioni, di cui si presentano i risultati, valutano gli effetti delle modifiche all'assegno unico e universale per i figli a carico, al reddito di cittadinanza, inclusa l'introduzione del Supporto per la formazione e il lavoro e all'esonero parziale dei contributi previdenziali per i lavoratori dipendenti. L'esonero parziale dei contributi previdenziali in vigore nel 2023 comporta un miglioramento dei redditi disponibili per circa 11 milioni di famiglie (43% delle famiglie residenti in Italia), che in media percepiscono un beneficio di 537 euro più alto di quello ricevuto nel 2022. Le famiglie che registrano, invece, una perdita rispetto al 2022 sono poco meno di un milione (3,8%). Il peggioramento è riconducibile in larga parte alla perdita del diritto al trattamento integrativo dei redditi, in seguito al superamento, grazie all'esonero contributivo, della soglia di reddito di 28mila euro.
Il 92,3% delle famiglie con l'assegno unico ha avuto un aumento degli importi (719 euro medi a nucleo) anche grazie all’aggiornamento automatico al costo della vita di soglie e importi. Per il 7,7% delle famiglie destinatarie dell'assegno, invece, peggioramento dei redditi rispetto al 2022. Le famiglie che riscontrano una diminuzione o un annullamento del Reddito/Pensione di Cittadinanza rispetto al 2022 sono circa un milione. La perdita ammonta in media a 1.663 euro. Nel complesso, l’effetto redistributivo dei trasferimenti e del prelievo è significativamente più importante nel Mezzogiorno.
Redistribuzione, progressività e solidarietà sono i tre principi che secondo la Cisl il Governo deve seguire in tema di riforma fiscale, per spostare il carico fiscale dai ceti medi e popolari delle famiglie alle realtà più forti. Sottolinea il segretario generale della Cisl Sbarra, a ”Cantiere Italia” su Radio1 Rai: ”Le risorse si possono trovare attraverso il prelievo fiscale sulle grandi rendite finanziarie e immobiliari che contribuiscono al bene comune molto meno del reddito da lavoro e da pensione. Poi va istituito un contributo di solidarietà rivolto alle grandi multinazionali dell'energia, della logistica, della farmaceutica, del sistema bancario che in questi tempi hanno macinato fatturati d'oro”. Inoltre ”si può "ragionare anche su una razionalizzazione della spesa pubblica, tagliando pezzi improduttivi e salvaguardando invece tutto ciò che è ricaduto su scuola, sanità, previdenza e lavoro”. È possibile anche ”trovare risorse ulteriori da un'azione forte di contrasto all'elusione e all'evasione fiscale: ci sono primi risultati incoraggianti - nel 2023 sono stati recuperati quasi 30 miliardi di euro - però c'è ancora tanto da fare per stanare evasori e revisori”. Infine ”si può costituire un grande ponte di investimento nell'economia reale, alimentato su base volontaria dal risparmio degli italiani”.
Conclude Sbarra: ”Se non rilanciamo retribuzioni e pensioni di chi le tasse le paga fino all'ultimo centesimo, non facciamo ripartire neanche domanda interna, produzione e crescita. Viviamo in un sistema dove i lavoratori e i pensionati partecipano per oltre l'80% delle entrate dell'erario e per il 95% dell'Irpef, sostenendo con i propri consumi 7 imprese su 10”.
Quanto alla crescita del Pil, per il numero uno di Via Po ”è un bel segnale che conferma questa tendenza positiva anche rispetto agli altri Paesi europei. Bisogna sostenere la crescita, rafforzando gli investimenti pubblici e privati e costruendo insieme al governo, al sistema delle imprese e alle organizzazioni sindacali un'agenda 2024 che punti al rilancio qualitativo e quantitativo del lavoro, allo sblocco di capitali e alla coesione sociale, che è un elemento essenziale non solo per la giustizia sociale, ma anche per far accelerare la domanda interna e la spesa delle famiglie, che continua a soffrire”.
Giampiero Guadagni

( 6 marzo 2024 )

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