Sabato 27 luglio 2024, ore 10:28

Economia 

Segnali di ripresa dopo l’annus horribilis 

Se la ripresa globale rallenta, l’Italia crescerà più del previsto: +5,9% nel 2021. I dati dell’Ocse, che rafforzano il trend economico positivo del nostro Paese, sono confermati dall’Istat che registra il proseguimento a luglio della dinamica congiunturale positiva del fatturato dell’industria, con l’indice destagionalizzato che segna un massimo storico, toccando il livello più elevato dall'inizio della serie storica (gennaio 2000). A luglio, dunque, il fatturato dell’industria cresce dello 0,9%, in termini congiunturali e del 19,1% su anno.
Risultati e prospettive che neutralizzano in parte il crollo dovuto alla pandemia. Nei Conti economici nazionali l’Istat fa sapere che nel 2020 il rapporto deficit/Pil dell'Italia si è attestato a 9,6%, contro il 9,5% stimato dal Def. Più basso delle stime, invece, il rapporto debito/Pil, certificato dall'Istat a 155,6% contro le stime precedenti che lo davano a 155,8%. Il deficit primario è al 6,1% del Pil dopo un calo di circa 57 miliardi di euro delle entrate correnti e un aumento di circa 46,8 miliardi delle uscite correnti per far fronte allo shock pandemico.
La pressione fiscale complessiva nel 2020 è risultata pari al 42,8 %, in aumento rispetto al 42,4% dell'anno precedente, anche se inferiore a quanto stimato nell'ultimo Def (43,1%). L’aumento è motivato con ”la minore flessione delle entrate fiscali e contributive (-6,7%)” rispetto a quella del Pil.
Nel 2020 l'economia italiana ha subito una ”contrazione di entità eccezionale” pari a -8,9%. Confermate così le stime precedenti e riviste in meglio, a 0,4% da 0,3%, la crescita 2019 dopo una revisione dei dati statistici. L'anno segnato dalla pandemia ha visto un crollo degli investimenti fissi lordi del 9,2%, dei consumi finali nazionali del 7,8%, dell'export pari al 14,0%. Per le società non finanziarie, segnala l'Istat, gli investimenti fissi lordi sono diminuiti dell'11,6%, portando il tasso d'investimento al 21% dal 21,5% del 2019. La quota di profitto (espressa come rapporto tra risultato lordo di gestione e valore aggiunto lordo ai prezzi base) è salita al 43,0% dal 42,5% dell'anno precedente. Il valore aggiunto in volume dell'insieme dell'economia ha segnato un calo dell'8,7%, con un -6,3% nell'agricoltura, silvicoltura e pesca, -10,9% nell'industria, -6,4% nelle costruzioni e -8,3% nei servizi, dove l'unico incremento si registra nei servizi di informazione e comunicazione (+1,8%); il calo più significativo ha riguardato il comparto che raggruppa commercio all'ingrosso e al dettaglio, riparazione di autoveicoli e motocicli, trasporto e magazzinaggio, servizi di alloggio e di ristorazione (-16,6%).
Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici ha segnato nel 2020 una diminuzione del 2,9% in valore e del 2,6% in termini di potere d'acquisto. La contestuale marcata diminuzione dei consumi privati (-11,0%), ha generato una crescita della propensione al risparmio delle famiglie al 15,6% dall'8,0% del 2019.
Giampiero Guadagni

( 22 settembre 2021 )

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