Martedì 8 ottobre 2024, ore 14:15

New Delhi 

Al G20 torna l’asse India-Usa con l’Europa ai margini 

Il fattore più destabilizzante resta l'aggressione di Mosca contro Kiev che "ha aumentato i prezzi di cibo ed energia e siamo consapevoli dei rischi per la crescita globale". Il segretario al Tesoro Janet Yellen, parlando alla vigilia del G20 di New Delhi, ha detto che "la cosa più importante che potremmo fare per la crescita globale è che la Russia metta fine alla sua brutale guerra contro l'Ucraina". Quanto alla Cina, Yellen, incontrando i media a New Delhi, ha osservato che "c'è un rallentamento dell'economia" che "richiede politiche di aggiustamento. Monitoriamo, ma non vedo significativi effetti sugli Usa". Per questo, sul fronte della guerra della Russia, è anche necessario rafforzare il sostegno internazionale all'Ucraina al vertice del G20: è "fondamentale continuare a fornire assistenza economica tempestiva", ha osservato Yellen, citando misure come il programma di prestiti da 15,5 miliardi di dollari del Fmi e la proposta dell'Ue con un pacchetto di risorse da 50 miliardi di euro fino al 2027. Al G20 di New Delhi c’è un’India, insomma, che resuscita la tradizione del movimento non-allineato della Guerra Fredda, ma lo reinterpreta radicalmente. Siamo di fronte a Paesi non allineati non perché legati da un forte collante ideologico, ma semmai da un comune opportunismo fondato su relazioni transattive anziché su alleanze strutturali.

È una visione a volte scomoda per l’America di Biden, che ha inquadrato la sua politica estera in termini valoriali, con lo scontro tra democrazie e autocrazie a fare da perno. È una visione ancora più scomoda per l’Europa. L’anti-occidentalismo indiano è vivo e vegeto, ma di fronte al nemico comune cinese, è un sentimento che Modi non esprime in termini anti-americani: ecco che il punch-ball preferito finisce per essere l’Europa che talora è peraltro semplicemente ignorata dal gigante asiatico. Ma che ci piaccia o no, nel mondo di oggi non si può fare a meno dell’India. L'Italia darà piena collaborazione, fino all'ultimo, all'India per la buona riuscita del G20. Giorgia Meloni lo aveva promesso a Narendra Modi nel bilaterale del 2 marzo, e successivamente ha lavorato in questa direzione con tutti i partner internazionali, in primis gli Stati Uniti. Sei mesi dopo, la premier si prepara a tornare a New Delhi con la consapevolezza che non sarà facile concludere il vertice con una dichiarazione finale condivisa. Il mancato invito all'Ucraina e le annunciate assenze di Vladimir Putin e Xi Jinping hanno fatto intendere alle cancellerie che serve un'impresa di diplomazia. Mentre un risultato che si profila, salvo veti dell'ultim'ora, è l'adesione permanente al G20 (stesso status dell'Ue) dell'Unione africana, finora solo "organizzazione internazionale invitata".

I leader troveranno uno scenario diverso dal consueto caos nelle strade di Delhi. Nulla cambia, per ora, nello scenario geopolitico, frammentato e incerto alla vigilia del vertice. Non proprio, insomma, secondo il motto in sanscrito scelto da Modi per il summit, "vasudhaiva kutumbakam", il mondo è una famiglia. Clima, energia, sicurezza alimentare, empowerment' femminile, salute, intelligenza artificiale, digitalizzazione, fra i temi dell'agenda, oltre alla questione migratoria (con l'impegno ad affrontarla anche sotto la presidenza brasiliana nel 2024) e a quello centrale del conflitto in Ucraina. Meloni interverrà oggi in due delle tre sessioni, una su clima, energia, ambiente e sviluppo sostenibile, l'altra su transizione digitale, riforma delle istituzioni multilaterali e intelligenza artificiale. Fra i bilaterali a cui si lavora, anche quello con il primo ministro cinese Li Qiang, nuovo passo verso la sua visita a Pechino. La premier, alle prese in Italia con le strettoie della manovra, incrocerà anche Ursula von der Leyen. E prima del ritorno in Italia farà tappa in Qatar. In vista di questo G20, Meloni a marzo auspicava che Modi potesse "facilitare un percorso verso la cessazione delle ostilità e una pace giusta".

Nel primo ministro indiano Meloni vede un leader in grado di rappresentare gli interessi del Sud globale, che non può più essere considerato dall'occidente il resto del mondo, perché il Brics allargato a 11 nazioni rappresenterà il 46% della popolazione e un terzo del Pil planetari. Quella leadership ora è contesa fra New Delhi e Pechino, nel momento di massima tensione fra i due Paesi per le dispute ai confini, nella regione del Ladakh. Anche per questo l'esito del G20 (al di là dei riflessi interni, in India si vota nel 2024) ha un valore quasi cruciale.

C'è in gioco il futuro del G20, bisogna evitare che diventi vittima collaterale della guerra in Ucraina, sottolineano fonti diplomatiche italiane: con i suoi limiti, è l'unica sede di confronto con India, Brasile e Cina sui grandi temi dell'agenda globale. Inclusa l'aggressione a Kiev. I Paesi G7, spiegano le stesse fonti, sono pronti a lavorare sul linguaggio della dichiarazione finale del G20 di Bali dell'anno scorso (all'epoca fu usato il termine "guerra" contro il volere di Russia e Cina, con la "condanna" da parte della "maggioranza dei membri"), ma senza alterarne la sostanza.

Rodolfo Ricci

( 8 settembre 2023 )

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