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Banche, un problema europeo. Panico da stress test

Chi si aspettava da Mario Draghi una parola sulla tempesta finanziaria che, dopo la Brexit, ha investito le banche e in particolare quelle italiane (Mps in testa), stamane, è rimasto deluso. Il presidente della Bce, in occasione del suo intervento inaugurale all'ottava conferenza annuale della Banca centrale europea sulla statistica ha preferito mantenere una certa aderenza al tema dell'evento. Il numero uno dell'Eurotower ha parlato invece del sistema bancario europeo e della necessità di armonizzare gli indicatori. "Esistono alcune aree importanti del settore finanziario dove non abbiamo copertura statistica, - ha detto - specialmente per quanto riguarda quello che chiamiamo settore bancario ombra. Queste aree includono alcuni prodotti e strumenti di mercato complessi". "Come ha sottolineato l'industria del ramo, la mancanza di standardizzazione aumenta i costi per il settore privato e aumenta i rischi di fraintendimenti e errori. Armonizzare le modalità con cui si inquadrano le controparti, le transazioni, i prodotti e in generale i requisiti di comunicazione fa parte del nostro mandato e probabilmente è il modo migliore di procedere. So che è più facile a dirsi che a farsi ma l'aver stabilito la vigilanza unica europea sotto l'egida della Bce, e di tre autorità Ue, ci fornisce una opportunità unica di procedere su questa strada".

Altra storia la vicenda Mps, cui intanto è la politica a dover scegliere la via da seguire. E la partita in queste ore si sta giocando tra Roma e Bruxelles. "Con le autorità italiane c'è un contatto costante: siamo pronti a intervenire sul settore bancario se sarà necessario. Sul modo dipenderà dalle richieste italiane", ha detto il neo-commissario ai servizi finanziari, Valdis Dombrovskis, parlando alla Commissione Economica del Parlamento europeo. "Siamo consapevoli delle difficoltà attuali delle banche italiane: la bassa redditività e le grandi sofferenze hanno messo sotto pressione gli istituti di credito sui mercati. Ma - sottolinea Dombrovskis - non si tratta di un fenomeno nuovo: lo stiamo osservando sin dall'inizio dell'anno. Già in occasione delle ultime raccomandazioni all'Italia, abbiamo chiesto di affrontare i problemi di governance del settore. Una serie di misure, come la cartolarizzazione e la creazione di fondi, sono già state adottate. Ora rimaniamo in costante contatto con le autorità italiane e siamo pronti a intervenire, se sarà necessario. Sul modo - conclude - dipenderà dalle richieste italiane".

Ma ad inclazare Dombrovskis, stamane, si è levata la voce dell'eurodeputato del Pd Renato Soru. "L'attenzione dei mercati e delle autorità di vigilanza europee sembra focalizzarsi sull'eccesso di crediti deteriorati ancora presenti nel sistema italiano. La data che spaventa gli investitori è il 29 luglio quando l'EBA completerà gli stress test. Eppure il mix di regole messe in campo dall'Ue e dei criteri che sono alla base degli esami sulla stabilità delle banche rischiano i aumentare le turbolenze finanziarie, invece che ridurle", ha detto Soru. "Sebbene le autorità siano infatti molto attente ad alcuni problemi come quello dei crediti deteriorati, tralasciano altre fonti di instabilità come l'eccesso di leva finanziaria o il peso dei derivati in alcuni istituti”, ha concluso ricordando la vicenda Deutsche Bank.

Soru non è il solo a pensarla così. E stamane, durante la presentazione di un’indagine a Milano, Bruno Rovelli, Chief Investment Strategist di BlackRock Italia, è stato ancora più chiaro: "Il problema delle banche è europeo, non si può dire che ci sia un problema italiano”, ha spiegato, aggiungendo che “l’'intensità del problema è più forte in Italia per la crisi economica che qui è stata più forte che in altri Paesi". Nel caso della Spagna, dove la crisi non è stata dissimile, il problema bancario si è sentito meno "perché è stato affrontato subito". Quanto alle regolamentazioni europee, tra cui la direttiva che ha introdotto il bail in, "una volta che la regolamentazione c'è, è un problema di credibilità del sistema non applicarla". Ad ogni modo, a livello di Unione Europea, "c'è una negoziazione in atto, i toni sono cambiati. Sarebbe difficile ma non saggio sospendere la regolamentazione in atto". Il problema bancario "zavorra la crescita economica europea e la zavorrerà ancora a lungo se - ha aggiunto - non viene risolto. E questo è ancora più importante alla luce della Brexit. Il sistema bancario - ha avvertito - è uno snodo cruciale per la crescita europea e questo è un buon momento per affrontare i nodi irrisolti del sistema bancario europeo". Insomma la partita, oggi più che mai, è politica.

( 6 luglio 2016 )

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