Si allungano i tempi per l'intesa sul piano d'azione europeo sull'energia. Costruire una proposta legislativa in due settimane e portarla al Consiglio europeo del 20 e 21 ottobre era una sfida al limite dell'impossibile. Per arrivare all'accordo conclusivo tra gli Stati membri servirà un nuovo Consiglio straordinario dei ministri dell'Energia, che la presidenza ceca convocherà a novembre. Sul fronte energia, tuttavia, da Berlino emerge una novità: Olaf Scholz, dopo l'iniziale contrarietà, avrebbe aperto alla possibilità di fare debito comune per contrastare il caro bollette, secondo quanto riportato da fonti del governo citate dall'agenzia Bloomberg. Si tratta, invero, di un'apertura con riserva, orientata alla messa in campo di prestiti e non di sovvenzioni. Apertura che, poche ore dopo, tuttavia un'altra fonte del governo tedesco citata da Reuters ha smentito: "Tali piani non sono noti nel governo". Dall’Ucraina, invece, non giungono buone nuove per l'Europa: Kiev ha infatti annunciato lo stop all'export di elettricità come conseguenza dell'ultimo attacco missilistico russo.
La possibile svolta tedesca - che emerge a poche ore dalla sofferta vittoria dell'Spd in Bassa Sassonia - potrebbe essere anche strategica: abbassare il muro sul debito comune potrebbe spegnere le critiche fioccate da diverse cancellerie - inclusa quella italiana - allo scudo da 200 miliardi annunciato nei giorni scorsi. Berlino potrebbe pagare le bollette elettriche di dicembre a famiglie, piccole e medie imprese. A questa una tantum, dalla prossima primavera, seguirebbe un regime di sussidi più differenziato, strutturato in modo da limitare le bollette ma comunque incentivare le persone a risparmiare energia. La misura non è stata ancora notificata alla Commissione come aiuto di Stato, ma Ursula von der Leyen ha comunque avvertito tutti sulla necessità di mantenere un 'level playing field'. Necessità che, secondo molti Paesi membri, lo scudo tedesco andrebbe ad intaccare. Berlino invita a non usare la formula delle sovvenzioni, che rischierebbero di finire al vaglio della giustizia tedesca, proprio come quelle ex Recovery Fund. Ma la cautela tedesca avrebbe anche una motivazione 'italiana'. Scholz, ha riferito l'agenzia Bloomberg, "prima d'impegnarsi a nuovi programmi finanziati con debito Ue vorrebbe prima vedere il programma della nuova coalizione e discutere con Giorgia Meloni l'integrazione europea".
Tradotto: un eventuale scontro frontale tra il nuovo governo e Berlino potrebbe raffreddare l'apertura del secondo al debito comune. Il 'mezzo sì' di Scholz apre un varco ad uno degli obiettivi della Commissione: potenziare il Repower e farlo, anche, con fondi europei. "Nel bilancio Ue le risorse e le flessibilità sono estremamente limitate. Se vogliamo utilizzarlo per dare delle risposte comuni alle sfide comuni dobbiamo fare una rivalutazione", ha annunciato von der Leyen. Non è detto che il potenziamento del Repower entri nella proposta che la Commissione definirà nei prossimi giorni. Di certo ne sarà parte l'obiettivo di una piattaforma d'acquisti comuni di gas da rendere obbligatoria a partire dalla prossima primavera. L'idea, ha spiegato un alto funzionario europeo, è seguire la strada che Bruxelles imboccò con i vaccini anti-Covid.
Rodolfo Ricci