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Bruxelles 

La Ue prova a ridurre lo strapotere delle Big Tech 

Mentre lo spazio digitale supera la realtà con il metaverso, l'Europa si prepara a "mettere fine al Far West" creato negli ultimi vent'anni dalle Big Tech. Le parole sono quelle del commissario europeo per il Mercato interno, Thierry Breton, e descrivono la sfida lanciata nel dicembre 2020 da Bruxelles con un pacchetto di norme severe per contenere lo strapotere di Apple, Facebook, Amazon e Google nel Continente. Regole arrivate ora al voto quasi sicuramente positivo del Parlamento europeo. Sul finale, però, l'Ue dovrà cercare di placare le preoccupazioni degli editori, che da mesi chiedono di salvaguardare i diritti fondamentali per non lasciare in mano a società private la definizione dei confini della libertà di stampa.

Sul tavolo ci sono i due grandi disegni di legge che prenderanno il posto della vecchia direttiva sull'e-commerce ferma al Duemila: il Digital Markets Act (Dma) e il Digital Services Act (Dsa). Per il primo - che prevede un giro di vite sulle pratiche sleali di mercato delle Big Tech, con multe fino al 10% dei ricavi globali annui e lo smantellamento delle attività in caso di recidiva - i lavori delle istituzioni Ue sono in fase di negoziati finali (triloghi, in gergo) per arrivare al via libera definitivo. Il percorso del secondo, che impone una maggiore responsabilità delle piattaforme online sui contenuti, invece è stato inondato di emendamenti. Ma ora gli eurodeputati sono pronti al via libera. Per la vicepresidente della Commissione europea, Margrethe Vestager, "dire che ciò che è illegale offline deve essere illegale anche online non è un mero slogan" e Bruxelles si impegnerà a farle rispettare "con forza e tempestività". A portare le prove dell'urgenza della stretta è il francese Breton, che davanti alla plenaria dell'Europarlamento ha ricordato l'assalto di un anno fa a Capitol Hill come il "culmine di anni di incitamento all'odio e alla violenza e di strategie di disinformazione diffuse senza ritegno sui social network, che ne hanno ampiamente tratto vantaggio".

Allora "è diventato chiaro che l'assenza di regole e di controllo democratico sulle decisioni di un pugno di grandi piattaforme non è più tollerabile". E con le nuove misure i consumatori verranno tutelati dai prodotti illegali, si potrà dire no alla pubblicità mirata e gli algoritmi saranno più trasparenti. Un pacchetto che, però, non è stato digerito in toto dagli editori europei, che chiedono a gran voce di non esser messi sullo stesso piano dei giganti del web e di rispettare i diritti fondamentali: il limite alle pubblicità online e gli obblighi di moderazione 'rapida' dei contenuti sono le due grandi preoccupazioni. Se, insomma, da una parte c'è chi si appella alla stampa libera, dall'altra c'è chi ricorda la necessità di filtrare le notizie per evitare la diffusione di informazioni false. La scommessa del presidente francese Emmanuel Macron è di riuscire a portare a casa il risultato storico entro giugno.

A cercare una sintesi sarà allora la sua 'spalla' a Bruxelles, Breton, che assicura che eventuali "problemi per servizi o settori più specifici saranno affrontati con normative apposite". Anche considerato che la velocità del mondo del digitale richiede uno spirito di adattamento politico e giuridico. Tanto che per l'Antitrust Ue è già tempo di puntare la lente sull'evoluzione del metaverso. "Qualcuno - ha ammonito Vestager - potrebbe avere una posizione dominante": Facebook (o Meta) è avvertita.

Rodolfo Ricci

( 20 gennaio 2022 )

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