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Francoforte 

Lagarde: inflazione troppo alta, la Bce andrà avanti con i rialzi 

La Bce non deflette nella stretta monetaria contro un'inflazione "ancora toppo alta". La presidente Crhistine Lagarde lo ribadisce in un incontro con degli studenti mentre il governatore della Banca d'Italia Ignazio Visco, intervenendo all'Official Monetary and Financial Institutions Forum di Londra, ammonisce a considerare anche i "rischi di fare troppo" alla stregua di quelli per "fare troppo poco". Il numero uno di via Nazionale, che rifugge dalla definizione di 'colomba', da mesi insiste sul dover considerare non solo il tasso di inflazione ma anche gli effetti negativi sull'economia e la stabilità finanziaria. E tuttavia il consiglio direttivo dei Francoforte all'ultima riunione che ha alzato i tassi vedeva, come emerge dai verbali pubblicati, "un'ampia maggioranza" per un aumento di 50 punti.

Una decisione presa nonostante le turbolenze legate alle crisi SVb e Credit Suisse e che non è stata accompagnata dalla forward guidance su tassi come chiedevano diversi componenti fra cui Visco che ribadisce come occorra "predere le decisioni a ogni riunione basandosi sui dati". Nella prossima riunione di maggio quindi la barra è ancora verso un rialzo ma che, secondo gli analisti, potrebbe essere di 25 punti e non 50. E però la sola azione della Bce non sarà sufficiente certo a raffreddare i prezzi. Ancora Visco (e su questo punto la Lagarde la pensa ugualmente) ha sottolineato come la Bce "non è il solo attore in campo" e che occorrono "comportamenti responsabili" da parte di aziende e sindacati. Preoccupa infatti il fenomeno dell'inflazione di "secondo livello" dove la crescita dei prezzi si autoalimenta con una rincorsa fra salari, prezzi e aspettative.

Se la dinamica inflattiva in Europa è ancora un problema (nonostante il calo dell'energia) un possibile contagio bancario non si è verificato. Merito della vigilanza di Francoforte ma anche di un modello di business differente da quello americano. Visco lo ha rivendicato così come l'errore compiuto da chi, fra cui l'Economist in una pagina, descriveva nel 2016 il comparto bancario italiano come un autobus sull'orlo del precipizio che avrebbe trascinato con sè l'euro. In ogni caso, i membri della Bce hanno in generale convenuto che "il Consiglio direttivo dovrebbe astenersi dal comunicare aspettative incondizionate per il futuro andamento dei tassi di interesse. Tuttavia, è stata espressa la preoccupazione che l'assenza di tali orientamenti potesse essere interpretata come un'indicazione che il ciclo di rialzi stia per finire. Per questo motivo, è stato suggerito di trasmettere il messaggio che, se non si fossero verificate le recenti turbolenze di mercato, il Consiglio direttivo avrebbe espresso l'aspettativa di un ulteriore aumento dei tassi, dato lo scenario di riferimento", si legge nei verbali della riunione di politica monetaria del 15 e 16 marzo scorso.

"Nel contesto di una politica monetaria più restrittiva, c'erano da aspettarsi sacche di vulnerabilità finanziaria. Era inoltre prevedibile che gli operatori di mercato avrebbero scrutinato attentamente la solidità delle banche, quindi era probabile che persistesse un'elevata volatilità del mercato", emerge ancora dai resoconti della riunione della Bce. I membri del board hanno inoltre affermato che, nel valutare i rischi per la stabilità finanziaria, si doveva considerare che la trasmissione della politica monetaria sarebbe stata probabilmente più forte durante stress del mercato che in periodi di calma. Poi ci sono gli effetti pratici sui consumatori.

Sorpasso del tasso variabile sul fisso a marzo. Secondo l'osservatorio Mutuionline.it i Tan variabili medi (a 20 e 30 anni) sulla piattaforma sono stati di 4 punti base più alti rispetto a quelli fissi (3,80% contro 3,76%). Ancora più marcata la situazione delle migliori offerte: 2,99% il fisso, 3,08% il variabile, ben 9 punti più conveniente l'offerta agganciata all'Eurirs. Si tratta, spiega l'osservatorio, di una situazione più unica che rara: negli ultimi 10 anni l'unico altro mese in cui i tassi medi variabili avevano superato i fissi era stato settembre 2019, con il fisso a 1,14% e il variabile a 1,23%. "Il sorpasso è da attribuire soprattutto ai mutui a 30 anni, visto che l'Irs per quella durata è particolarmente conveniente (2,54%) e permette di mantenere molto bassa la rata rispetto a un mutuo variabile indicizzato all'Euribor a 3 mesi (3,01%)".

Per la società, "la buona notizia è che le misure di politica monetaria, insieme al significativo calo del costo dell'energia, stanno portando gli effetti sperati sul calo dell'inflazione, che nell'Eurozona a marzo si attesta a +6,9%, il dato più basso degli ultimi 12 mesi". Inoltre, le tensioni in atto sui mercati finanziari che hanno portato al fallimento della Silicon Valley Bank e di Credit Suisse mettono in discussione ulteriori aumenti significativi del costo del denaro, portando il consenso degli analisti a immaginare in Europa altri due rialzi di soli 25 punti base entro fine giugno.

Rodolfo Ricci

( 21 aprile 2023 )

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