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Guerra 

Ue: intesa per ridurre i consumi di gas contro le minacce di Mosca 

La risposta dell' Ue al ricatto di Mosca sul gas alla fine è arrivata. In un Consiglio Affari Energia dove Bruxelles aveva puntato tutto sull'unita di fronte al Cremlino i 27 hanno trovato una faticosa intesa sul piano per la riduzione dei consumi di gas da qui al prossimo marzo. È un pacchetto che segna un altro passo del vecchio Continente verso l'indipendenza dal gas russo. Ma il raggiungimento dell'intesa è costato caro all'esecutivo Ue: il target del -15% ai consumi di gas previsto nella proposta iniziale è stato di fatto svuotato con un sistema di deroghe che riguarderà diversi Paesi membri, Italia inclusa. Per Bruxelles non c'era un piano B, avevano sottolineato i vertici Ue nelle ore precedenti all'arrivo dei ministri dell'Energia all'Europa Building.

Era un avvertimento agli Stati membri, ma forse anche alla stessa Commissione. Il compromesso era imperativo, l'alternativa sarebbe stata quella di rinviare un piano non rinviabile, vista la graduale chiusura dei rubinetti messa in campo da Gazprom al Nord Stream. E Robert Habeck, vice cancelliere di una Germania terrorizzata (Gerhard Schroeder è a Mosca proprio per parlare di forniture di gas) dall'azzeramento del gas russo aveva lanciato l'ultimo appello: "L'Ue mandi un segnale a Putin, le deroghe sono ragionevoli". Alla fine Berlino è stata accontentata con il piano europeo. Anche se la capitale tedesca rischia di essere una delle poche ad essere costretta, in caso di allerta, a ridurre del 15% il consumo di gas. I tre Paesi insulari (Cipro, Irlanda, Malta) hanno ottenuto un'eccezione automatica, i Baltici, in caso di di desincronizzazione elettrica ordinata dalla Russia, avranno anche loro una deroga. Molti altri, con varie motivazioni (dagli stock già piuttosto pieni, all'assenza di interconnessione energetica) potranno chiedere uno sconto al 15%. L'Italia era tra i Paesi inizialmente critici nei confronti del piano.

Alla fine Roma potrà risparmiare il 7 e non il 15% grazie, tra l'altro ai suoi stock pieni già oltre il 70% e al fatto di essere un grande consumatore ma non un grande esportatore di gas. In caso di allerta, però, l'Italia il gas potrebbe esportarlo a chi ne a chi ne ha più bisogno. Alla Germania, innanzitutto. Ma nella trattativa, ad un certo punto, è entrato anche il price cap, tra gli obiettivi principali del governo Draghi. E all'intesa la Commissione ha allegato una dichiarazione in cui sottolinea di lavorare "urgentemente alla possibilità di introdurre tetti di prezzo al gas" e assicura che, "in autunno arriveranno proposte specifiche". Parole che il ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, non poteva che accogliere favorevolmente.

"Sul price cap la Commissione è stata chiara", ha spiegato il titolare del Mite nel giorno in cui, ad Amsterdam il prezzo del gas ha superato i 214 euro al megawattora. Con l'intesa "l'Ue è pronta ad affrontare la sfida della sicurezza energetica", ha esultato Ursula von der Leyen. Alla Commissione, tuttavia, non è riuscito di centrare l'obiettivo dell'intesa unanime. Riserve sono state poste dalla Slovacchia mentre l'Ungheria, che solo qualche giorno fa stringeva un accordo a Mosca proprio su maggiori forniture di gas, ha definito il piano "inapplicabile, inutile e dannoso".

Rodolfo Ricci

( 27 luglio 2022 )

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