Lunedì 29 aprile 2024, ore 4:54

Assemblea organizzativa 

Salario minimo, ora pagina nuova 

La Cisl vuole ”guidare il cambiamento, senza paura del nuovo. Ma anche nella consapevolezza che senza le vele solide del sindacato responsabile e riformista, il vento propulsivo del progresso si trasforma in un vento di tempesta. Con rischi inimmaginabili in termini di disuguaglianza, precarietà, mercificazione del lavoro, isolamento e frammentazione sociale”. Lo ha detto il leader della Cisl Sbarra, concludendo mercoledì l'assemblea organizzativa della confederazione. Per Sbarra ”c’è chi, anche nel mondo del lavoro, in questo vento di tempesta forse un po' ci spera, perché lo trova più affine ai propri scopi. Che evidentemente sono diversi da quelli di un sindacato interessato solo a fare il sindacato. Ma chi alimenta questo vento divisivo in realtà crea danno prima di tutto al mondo del lavoro”. Crea danni ”alla credibilità di un sindacato che se sa solo urlare, se non sa andare oltre alle parole d'ordine, se non riesce ad esprimere e ad assumere su di sé il coraggio di una scelta, alla fine resterà senza voce. Danni che misureremo nella capacità di incidere attraverso uno strumento fondamentale come lo sciopero generale, che dobbiamo evitare di svilire e delegittimare con proclamazioni compulsive e slegate dalla reale concretezza dei fattori in campo. Danni in termini di assuefazione dell'opinione pubblica a un rito sempre più scollegato a ragioni di merito. Danni nella percezione diffusa di una rappresentanza sindacale sempre più schiacciata su toni demagogici, antagonisti, massimalisti. Attrice di una disintermediazione sociale non diversa da quella che anni fa ha creato tanti danni alla politica”. E che alla lunga "rischia di polarizzare il clima nelle fabbriche, di logorare in profondità la rappresentanza sociale, di dare sponda a estremismi che pensavamo di aver archiviato. Noi vogliamo essere altro rispetto a tutto questo. Continuiamo a pensare che il buon sindacalista non possa essere venditore di sogni, ma debba fare i conti con la realtà. Lo abbiamo dimostrato in questi anni, guidando battaglie perché giuste e non perché popolari”. Parlando alla testa e non alla pancia dei nostri associati e del Paese, caricandoci non solo di solitudine, ma anche di attacchi, ingiurie, fischi e offese da parte di quei compagni che pure dicono di lottare per la democrazia, per il pluralismo, per il rispetto dei valori costituzionali. Salvo poi, alla prova dei fatti, ridurre ogni cosa, ogni dialettica, al ’con noi o contro di noi’. E invece né con voi né contro di voi. Ma con noi”. Il mondo del lavoro ”non può accontentarsi di un diritto di tribuna, deve invece contribuire a governare il cambiamento e stare dentro i luoghi di decisione e starci da protagonista”. Sottolinea il numero uno di Via Po: ”Il progetto di un salario minimo legale indifferenziato è affondato, battuto in Parlamento a favore di un'impostazione che mette al centro il rafforzamento della contrattazione collettiva e il trattamento economico dei contratti maggiormente diffusi e applicati. E che impone ai datori di stampare il codice del contratto di riferimento sulla busta paga. Ora si apre una pagina nuova. "Abbiamo combattuto la battaglia, indicando la via contrattuale al salario dignitoso, insieme fino a 5 mesi fa, quando poi i nostri compagni ci hanno lasciati soli, folgorati sulla via del Nazareno”. La linea della Cisl è quella di ”un sindacato pensante, ma anche pesante. Capace cioè di orientare le decisioni strategiche e di fare il bene comune, costi quel che costi. Ora si tratta di andare a rete anche nel nostro progetto di legge sulla partecipazione, dove registriamo un interessamento importante delle forze politiche, sia di maggioranza sia di opposizione. Il segnale più importante in questa direzione è arrivato la settimana scorsa dal Governo”. E la stessa premier Meloni ”intervenendo all'incontro di martedì scorso ha indicato la partecipazione come chiave di volta del sistema economico italiano: è evidente che un sostegno del Governo rispettoso degli articoli della nostra proposta apre davvero alla concreta possibilità di vedere realizzato questo progetto. Ovviamente teniamo la guardia alta. E ci fidiamo delle parole fino a un certo punto. Continuando a incalzare Esecutivo e gruppi parlamentari per una rapida adozione”. Inoltre, ”bisogna rinnovare i contratti alla scadenza nel pubblico e nel privato. Quando un contratto nazionale viene rinnovato dopo 8-10 anni sicuramente si troverà un minino tabellare molto basso. Questo è l'aiuto che chiediamo alla politica: convincere associazioni datoriali riottose, che si ostinano a negare il diritto alla contrattazione per milioni e milioni di persone per alzare i salari”.

Per gli italiani la lotta al precariato, il sostegno nel percorso lavorativo (passaggio scuola-lavoro, cambio di lavoro, formazione continua, passaggio lavoro-pensione) e il rinnovo dei contratti sono i problemi più urgenti che il sindacato dovrebbe affrontare. E' quanto rileva una ricerca Ipsos realizzata per la Cisl (“Quale domanda sociale dopo la crisi”) presentata da Nando Pagnoncelli nel corso dell'assemblea organizzativa della confederazione. Il sondaggio è stato realizzato presso un campione di individui residenti sul territorio italiano dai 18 anni in su secondo genere, età, livello di scolarità, condizione lavorativa e zona di residenza. Sono state realizzate 2.200 interviste (su 8.675 contatti) tra il 19 settembre il 2 ottobre 2023. La lotta al precariato è stata la prima risposta con il 18% del campione intervistato (33% nel totale delle citazioni). Gli italiani si dicono d'accordo (molto d'accordo il 36%, abbastanza d'accordo il 36%, poco d'accordo il 12%) con l'opinione che i sindacati dovrebbero tutelare di più i diritti dei lavoratori marginali (giovani e immigrati con contratti precari). Il motivo principale di iscrizione a un sindacato è ricevere un aiuto nella difesa dei propri diritti e interessi (40% come prima citazione, 56% del totale delle citazioni). Sono tuttavia importanti i servizi che un sindacato offre nel disbrigo di pratiche burocratiche, fiscali e legali (15% prima citazione, 39% nel totale delle citazioni). La ricerca parla di una ridotta adesione dei giovani al sindacato rispetto alle generazioni precedenti. La ragione principale sta nella percezione dei giovani che i sindacati non rappresentino adeguatamente le loro esigenze e aspettative (26%). Ma tra le cause della ridotta adesione dei giovani al sindacato c'è anche la generale mancanza di fiducia nelle istituzioni: la presa di distanza dal sindacato ricalca la generale presa di distanza dei giovani da tutte le istituzioni (22%). Il sindacato per prima cosa dovrebbe focalizzarsi maggiormente sulle questioni che interessano i giovani, come per esempio occupazione precaria, contratti a termine e basse retribuzioni (23% come prima risposta, 39% nel totale delle citazioni). I giovani chiedono anche servizi specifici, per esempio consulenza e supporto legale, orientamento professionale, formazione e opportunità di networking (15% prima citazione, 32% nel totale delle risposte).

Giampiero Guadagni

( 6 dicembre 2023 )

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