Giovedì 1 maggio 2025, ore 0:19

Economia 

Dazi, l'allarme di sindacati e imprese 

L'impatto di una guerra tariffaria ”potrebbe costare alle aziende italiane tra i 4 e i 7 miliardi di euro con ripercussioni pesantissime sull'occupazione, pari a una riduzione di oltre 60 mila posti di lavoro ogni anno”. Questo l'allarme lanciato dalla leader della Cisl Fumarola in un intervento su ”Il Giornale”. Aggiunge Fumarola: ”Gli Usa rappresentano il principale mercato extra-Ue per l'export italiano, pari a 65 miliardi di euro nel 2024, con un surplus di 39 miliardi. Colpire questo legame significherebbe danneggiare direttamente la manifattura italiana, in particolare comparti ad alta intensità di lavoro e innovazione. Molti sarebbero i settori coinvolti, a dimostrazione della diversificazione e della qualità del Made in Italy, agroalimentare, vitivinicolo, macchinari, farmaceutica tra i settori più a rischio. Oltre agli effetti sul nostro tessuto economico e sociale, l'inasprimento dei dazi rischia di consegnarci un mondo ancora più insicuro e instabile dell'attuale”. Dunque, ”bisogna farsi trovare preparati. Non basta esprimere preoccupazione per gli effetti che le scelte americane potranno avere nel breve e nel medio periodo o auspicare che ci possa essere un ripensamento, che potrebbe essere ampiamente giustificato dall'effetto boomerang dei dazi sulla stessa economia americana”. Per Fumarola ”la prima forma di reazione deve essere nel segno della coesione e dell'unità dell'Europa. Dobbiamo scongiurare conflitti tra singoli stati e reagire compatti, scongiurando approcci bilaterali, e attuando un deciso cambio di marcia nel processo di integrazione. Dalla Ue ci attendiamo che si dia una propria politica industriale a sostegno dei settori strategici e che rafforzi la propria politica commerciale, sostenendo le imprese europee nella ricerca di nuovi mercati di sbocco”. Il secondo terreno su cui muoversi ”dovrebbe essere quello nazionale. Crediamo necessario che il Governo, insieme alle parti sociali, si prepari sin da ora a sostenere le imprese e i lavoratori colpiti, con strumenti adeguati, politiche attive e passive mirate e politiche industriali e commerciali concrete, coerenti con le linee guida europee. La via migliore arriva da un patto sociale trilaterale -Governo, sindacato confederale, associazioni datoriali- che individui obiettivi condivisi di produttività, competitività, salari, formazione e nuove tutele del lavoro, per coniugare sostenibilità e rafforzamento dell'economia”.
Forte preoccupazione anche da Confindustria. La possibile imposizione dei dazi da parte degli Usa sarebbe ”un ennesimo stop alle nostre imprese e industrie”, afferma il presidente Orsini, che sottolinea: ”In momenti difficili come questi servono misure straordinarie e coraggio straordinario, quindi noi abbiamo bisogno che il nostro Governo abbia coraggio e che l'Europa cambi rotta”. Secondo il Centro studi di Viale dell’Astronomia il pil italiano nel 2025 è atteso crescere dello 0,6% dopo. Un'eventuale escalation dei dazi potrebbe però avere ”un persistente, invece che temporaneo, innalzamento dell'incertezza (+80% sul 2024) che avrebbe un impatto cumulato negativo sul pil italiano, misurato come scostamento rispetto allo scenario base, del -0,4%”. Nello scenario peggiore il pil quest'anno crescerebbe dello 0,2%. Nelle precedenti previsioni Confindustria aveva fissato la crescita per quest'anno allo 0,9%.
La vicenda dazi continua a creare fibrillazioni nel Governo. La osizione della premier Meloni è la stessa da tempo: ”Bisogna evitare di alimentare un'escalation di dazi contro dazi, perché tutti ne farebbero le spese”. Di certo il tema finirà al centro dell'incontro, ancora non in agenda, che la premier è pronta ad avere con il vicepresidente degli Stati Uniti Vance, che ha programmato una visita a Roma nei giorni di Pasqua, fra il 18 e il 20 aprile.
Le opposizioni, da parte loro, hanno chiesto alla presidente del Consiglio una informativa urgente alle Camere.
Giampiero Guadagni

( 2 aprile 2025 )

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