Mercoledì 30 aprile 2025, ore 21:37

Conti pubblici 

Dfp, contesto di grande incertezza  

Novanta giorni possono bastare per sperare in un accordo. La frenata di Trump sui dazi e quella successiva di Bruxelles sulle contromisure, sono accolte come ”ottime notizie” da Giorgia Meloni, la cui missione a Washington si avvicina in un panorama dunque in trasformazione. I segnali di de-escalation consentono margini per lavorare a un coordinamento Usa-Ue verso un'intesa su un mercato a dazi zero. Ogni ragionamento, tuttavia, è accompagnato da una buona dose di cautela, imposta da uno scenario comunque teso e incerto. Alla Casa Bianca Meloni punterà a difendere l'interesse nazionale lavorando nella cornice europea, perché l'obiettivo deve essere un avvicinamento fra Usa e Ue sul tema del mercato unico transatlantico.
Le opposizioni restano molto critiche. E la segretaria del Pd liquida come ”gioco delle tre carte” le ipotesi prospettate dal Governo per sostenere le imprese tramite la revisione di Pnrr e fondi di Coesione.
Intanto, incassato il disco verde del Consiglio dei ministri, il nuovo Def, ribattezzato Documento di finanza pubblica, si avvia ad approdare in Parlamento. La prossima settimana, con l'avvio delle audizioni giovedì 17, inizierà l'esame del testo, da chiudere in tempo utile perché il Governo possa inviarlo - entro il 30 aprile - a Bruxelles. La politica è già divisa: la maggioranza plaude alla ”cautela e responsabilità” del Governo; le opposizioni parlano di documento senza numeri che certifica il fallimento dell’Esecutivo.
Il documento tratteggia un quadro, che dimezza la crescita 2025, conferma il deficit e lima il debito, ma che non contiene indicazioni né sull'impatto dei dazi né sulle spese per la difesa. E' un documento prudente in un contesto economico caratterizzato da grande variabilità.
In base ad una simulazione contenute del Dpf, sullo scenario di base che stima una crescita del pil dello 0,6% nel 2025 e dello 0,8% nel 2026 e 2027, se i dazi perdurassero immutati fino al 2027 l'impatto sulle stime del pil italiano sarebbe pari a -0,3% nel 2025, -1,3 % nel 2026 e -1,7 % nel 2027. Nella relazione annuale sui progressi compiuti nel 2024 contenuta nel Dfp Giorgetti osserva: ”I cambiamenti del quadro geopolitico e gli annunci in materia di dazi da parte degli Stati Uniti hanno causato un elevato grado di incertezza e una forte turbolenza nei mercati finanziari. In questo contesto, non stupisce che in Italia, Paese a vocazione manifatturiera e orientato alle esportazioni, la crescita dell'economia abbia subito un rallentamento già nella seconda metà dello scorso anno”. E Bankitalia conferma: anche con lo stop di 90 giorni dei dazi il contesto resta di elevata l’incertezza.
La presidente dell'Ufficio parlamentare di bilancio Cavallari ha comunicato ai Presidenti del Senato e della Camera la validazione del quadro macroeconomico tendenziale del Dfp. E sottolinea come l’occupazione in Italia nel 2024 abbia continuato a rafforzarsi, pur attenuandosi nel trimestre finale. La dinamica dei salari orari a inizio 2025 è in lieve accelerazione; la crescita delle retribuzioni contrattuali si mantiene superiore a quella dei prezzi al consumo, confermando un recupero del potere d'acquisto che però ancora non compensa la perdita dei salari reali accumulata negli scorsi anni.
E intervenendo al Cnel al seminario di presentazione della Fondazione Pierre Carniti, la leader della Cisl Fumarola ha affermato: ”La stagnazione salariale, il rallentamento della produttività, i divari territoriali e di genere, le grandi transizioni digitale e ambientale in un sistema industriale troppo frammentato, le trasformazioni di un mercato del lavoro troppo polarizzato, richiedono risposte concertate e coraggiose, con al centro la crescita e la buona distribuzione della ricchezza. Questo è il senso del Patto della responsabilità tra Governo e parti sociali riformiste, che abbiamo proposto e proponiamo. La Cisl è pronta”. Aggiunge Fumarola: ”Oggi come nel 1984 e nei primi anni Novanta serve il coraggio di fare scelte difficili, anche impopolari, ma giuste. Il percorso riformatore per sciogliere i nodi irrisolti del Paese richiede una responsabilità analoga a quella che portò alle grandi intese concertative”.
Giampiero Guadagni

( 11 aprile 2025 )

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