Mercoledì 30 aprile 2025, ore 22:45

Dfp 

I dazi colpiscono tutti i settori dell'economia italiana 

Il nodo dazi sotto i riflettori anche nelle audizioni di ieri sul Documento di finanza pubblica di fronte alle commissioni congiunte Bilancio di Camera e Senato. La più attesa, quella del ministro dell’Economia Giorgetti che ha assicurato: ”Il Governo sta lavorando per il raggiungimento degli obiettivi previsti nelle ultime tre tranche e ad un monitoraggio rafforzato dello stato di attuazione" del Pnrr. Come emerso anche dalle interlocuzioni con le parti sociali, nell'ambito della successiva riprogrammazione si potranno individuare risorse da destinare a imprese, lavoratori e settori più colpiti dalla guerra commerciale”.
Più in generale, Giorgetti ha sottolineato che il Dfp ”giunge in un frangente internazionale caratterizzato da cambiamenti sempre più repentini, che rendono particolarmente complesso elaborare stime non solo nel lungo termine, ma anche nel breve”. Tutte le simulazioni ”sono basate su ipotesi più sfavorevoli e pertanto forniscono indicazioni in senso peggiorativo sulla crescita e finanza pubblica. Ciò nonostante, sembra prospettarsi uno scenario meno avverso di quello messo in conto nelle previsioni ufficiali; più favorevole in termini sia di possibile esito finale della struttura dei dazi a livello internazionale, sia di variabili esogene (quali i prezzi dell'energia e i tassi d'interesse) che condizionano la crescita. Il quadro macroeconomico è pertanto soggetto anche a rischi positivi”. In ogni caso ”in un contesto molto più complesso rispetto a solo pochi mesi fa, l'Italia si contraddistingue per una gestione della finanza pubblica, che permette di confermare gli obiettivi di spesa netta e di riduzione del deficit e del debito stabiliti nel Piano dello scorso ottobre. Uno stato di cose chiaramente riconosciuto dai mercati finanziari”. Infine, per il titolare del Mef “l''aumento del gettito tributario anche in presenza di aliquote riviste è attribuibile alla crescita dell'occupazione e allo sblocco dei rinnovi dei contratti di lavoro a partire dallo Stato”.
Da parte sua l’Istat fa sapere che ”l’eventuale perdurare dell'incertezza e un aumento delle tensioni commerciali avrebbero sulla crescita del Pil italiano un impatto negativo di 2 decimi di punto nel 2025 e di tre decimi nel 2026”. Ma il quadro macroeconomico descritto dal Dfp ”è soggetto ad ampi margini di incertezza connessi soprattutto all'evoluzione delle tensioni commerciali e geo-politiche; il quadro di finanza pubblica appare invece più consolidato, sebbene anch'esso condizionato dall'incertezza sulle prospettive di crescita. Per l'Italia, a ogni modo, resta importante l'impegno dell'attuazione del programma di investimenti e riforme previsto dal Pnrr, anche al fine di conseguire e rafforzare gli obiettivi di crescita programmati”.
Anche per Bankitalia ”in prospettiva, sull'economia europea e su quella italiana peseranno gli effetti dell'aumento dei dazi statunitensi. La qualità elevata dei beni che vendiamo negli Stati Uniti e gli ampi margini di profitto di alcune imprese potranno attenuarne temporaneamente l'impatto, ma un contraccolpo sarà inevitabile se vi sarà un forte rallentamento del commercio mondiale”. Secondo le valutazioni di Via Nazionale ”il Pil sarebbe aumentato anche nel primo trimestre del 2025. Il valore aggiunto sarebbe tornato a crescere nei servizi e sarebbe leggermente risalito nell'industria in senso stretto; sarebbe ancora aumentato nelle costruzioni, trainato dalla componente non residenziale”.
Ulteriori elementi arrivano dall’Ufficio parlamenta di bilancio: ”I dazi Usa impatteranno, tenendo conto anche degli effetti indotti, su quasi tutti i settori dell'economia italiana, con una perdita a livello aggregato di valore aggiunto nell'ordine di tre decimi di punto percentuale. In termini di occupazione l'effetto è quantificabile in circa 68 mila occupati totali in meno”, calcola l'Autorità dei conti pubblici. A risentirne maggiormente, secondo le simulazioni dell'Upb, sarebbero i settori farmaceutico, attività estrattive, automotive, prodotti chimici, attività metallurgiche e fabbricazione di macchinari. Queste stime ipotizzano dazi del 25% su attività metallurgiche, fabbricazione di metalli e fabbricazione di autoveicoli e altri mezzi di trasporto e del 10% per i restanti settori. Come per l’Upb anche per la Corte dei Conti nel Dfp le indicazioni sono limitate. ”Mancano dettagli sulla spesa, sul Pnrr e sulla scelte per la difesa”. In particolare, ”la necessità di procedere ad una accelerazione della spesa per gli interventi resi disponibili con il Pnrr, nonché l'emergere di nuove esigenze congiunturali non possono e non devono far abbandonare (o ridurre) quello che era l'obiettivo principale dello stesso Piano: contribuire alla modernizzazione del Paese rafforzandolo rispetto alle crisi cui è stato finora esposto”.
E per il Cnel ”la crisi ha aperto un quadro di incertezza elevata. Nel breve periodo dovremo quindi aspettarci una caduta della fiducia dei consumatori e dei produttori, con ricadute negative su produzione, occupazione e redditi. In altre parole: c’è il rischio di recessione”.
Giampiero Guadagni

( 17 aprile 2025 )

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