Venerdì 28 novembre 2025, ore 2:44

Rapporto Svimez 

Il Mezzogiorno cresce tra forti contrasti 

Il Mezzogiorno vive una stagione di forti contrasti: cresce come non mai l'occupazione, soprattutto tra i giovani; al contempo continua l'esodo che svuota il Sud di competenze e futuro. È quanto emerge dal Rapporto Svimez 2025.
Tra il 2021 e il 2024, quasi mezzo milione di posti di lavoro è stato creato nel Mezzogiorno, spinto da Pnrr e investimenti pubblici. Ma negli stessi anni 175 mila giovani lasciano il Sud in cerca di opportunità. La ”trappola del capitale umano” si rinnova: la metà di chi parte è laureato; le migrazioni dei laureati comportano per il Mezzogiorno una perdita secca di quasi 8 miliardi di euro l'anno. I giovani che restano, troppo spesso, trovano lavori poco qualificati e mal retribuiti. Il nodo salariale resta uno dei più critici. Tra inizio 2021 e il secondo trimestre 2025, i salari reali nel Mezzogiorno hanno perso il 10,2% del potere d'acquisto, contro l'8,2% del Centro-Nord. Nel 2024 l'incidenza della povertà assoluta è arrivata al 10,5%, con circa 100 mila nuovi poveri; tra le famiglie in affitto, la quota sale al 24,8%. Lo Svimez segnala poi che l’impatto dei sazi americani potrebbe costare all'Italia quasi 90 mila posti di lavoro, di cui oltre 13 mila (circa il 15%) nelle regioni del Sud, soprattutto in Campania (quasi 5mila), Puglia e Sicilia.
Sempre nel triennio 2021-2024 il Mezzogiorno ha registrato una crescita economica sorprendente rispetto al resto del Paese. Il Pil è aumentato dell'8,5%, contro il +5,8% del Centro-Nord, grazie soprattutto all'effetto espansivo del Pnrr che nel biennio 2023-2024 vale circa 1,1 punti di Pil al Sud, contro lo 0,9 nel Centro-Nord; e alla spinta di due settori in particolare: le costruzioni, con un valore aggiunto cresciuto del 32,1% (24,2% nel Centro-Nord), e la manifattura, in aumento del 13,6% nel quadriennio. Anche gli investimenti pubblici dei Comuni sono più che raddoppiati, passando da 4,2 a 8 miliardi tra il 2022 e il 2025, con performance di attuazione del Pnrr spesso migliori rispetto a quelle regionali. Secondo le previsioni, il Mezzogiorno continuerà a crescere più del Centro-Nord nel 2025 e nel 2026, con un +0,7% previsto l'anno prossimo (contro +0,5%). Dal 2027, però, è atteso un rallentamento a +0,6%, sotto il +0,9% previsto per il Centro-Nord, per via dell'indebolimento dell'impulso del Pnrr.
Insomma, il percorso di sviluppo avviato dal Piano non può interrompersi nel 2026. A partire da questa eredità, occorre agire su quattro leve: potenziare le infrastrutture sociali e garantire i servizi; rafforzare i settori a domanda di lavoro qualificata; puntare sulla partecipazione femminile nel mercato del lavoro, nel sistema della ricerca e nella sfera politica e decisionale, dove rivestono un peso ancora marginale; investire sul sistema universitario come infrastruttura di innovazione.
Per il presidente dello Svimez Giannola ”per trattenere le competenze nelle regioni meridionali e uscire dalla trappola dei bassi salari e del lavoro povero la priorità è garantire la qualità dell'occupazione e delle retribuzioni”. Aggiunge il direttore Bianchi: ”Bisogna migliorare la spesa delle politiche di coesione e ricostruire un quadro di politica industriale che valorizzi la grande impresa del Mezzogiorno e i tanti settori che stanno vincendo la sfida della competitività”.
In un video messaggio Raffaele Fitto, Vicepresidente esecutivo e commissario per la politica regionale di coesione, le città e le riforme della Commissione europea, sottolinea: ”Il diritto di poter restare nei territori che si considerano la propria casa rappresenta una priorità politica di questa Commissione”. Per Fitto ”il Pnrr ha dimostrato cosa significa lavorare in sinergia tra le diverse politiche, coesione, agricoltura, sviluppo urbano, innovazione e come questa integrazione possa produrre risultati tangibili sui territori”.
Da parte sua il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega alle politiche per il Sud Sbarra, osserva: ”Il combinato disposto dell'impatto positivo del Pnrr e della riforma degli strumenti della coesione dà luogo ad una capacità del Sud di migliorare infrastrutture, servizi e di attrarre nuovi investimenti”. Per Sbarra”una delle misure che sta determinando frutti assolutamente positivi è la Zes unica: negli ultimi due anni, con 5 miliardi e 400 milioni di euro di stanziamenti, l'impatto economico complessivo della misura è di 27 miliardi, e con 35mila nuovi posti di lavoro. Il governo conferma questa impostazione, nella legge di Bilancio per il prossimo anno sono stati stanziati 2,3 miliardi, e dà un segnale pluriennale come volontà politica di credere nella Zes non solo come misura ma come strategia importante di politica industriale nel Mezzogiorno”.
Commenta il segretario confederale della Cisl Ganga: ””La crescita dell’occupazione non incide sui salari e sulle prospettive di vita dei giovani.. È fondamentale gestire con attenzione la fase di transizione tra la conclusione del Pnrr e l'avvio del nuovo ciclo dei fondi strutturali post 2027 e serve un deciso rafforzamento delle politiche industriali per sfruttare appieno l'effetto moltiplicatore del Pnrr”. Per Ganga ”serve quel grande patto sociale invocato da tempo dalla nostra organizzazione utile a generare la necessaria coesione fra tutte le aree del Paese ad iniziare proprio dal Mezzogiorno”.
Giampiero Guadagni

( 27 novembre 2025 )

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