Venerdì 26 dicembre 2025, ore 3:33

Istat 

Il Sud migliora, ma i redditi sono i più bassi  

Regioni tra primati e divari. Il Nord-Ovest si conferma la locomotiva dell'Italia, con Pil e consumi che crescono più del resto del Paese; mentre l'occupazione fa meglio nel Mezzogiorno, dove sale anche il reddito disponibile: uno scatto su quest'ultimo fronte che però non basta a scardinare l'ultimo posto della classifica nazionale. La fotografia arriva dal report dell'Istat sui conti economici territoriali riferiti al 2024. Ed è quella di un Sud che migliora le sue performance ma ancora con tanta strada da fare per colmare il gap con il Centro-Nord. Mentre per Confindustria il quadro attuale appare complicato, tra il calo dell'export e della produzione industriale, i consumi deboli e l'elettricità ancora cara. Lo scarto territoriale è certificato nei numeri. Nel 2024 aumenta il reddito disponibile delle famiglie per abitante del Mezzogiorno che raggiunge 17,8mila euro (era 17,2mila euro nel 2023) ma resta comunque il più basso del Paese: il suo valore è inferiore del 31% rispetto a quello del Centro-Nord, dove si attesta a 25,9mila euro. Oltre 8mila euro la differenza. Se si guarda al Pil, l'anno scorso la crescita è stata dello 0,7% a livello nazionale: ad avanzare soprattutto il Nord-Ovest dove si registra un aumento dell'1%, seguito dal +0,8% nel Centro, +0,7% nel Mezzogiorno e +0,1% nel Nord-Est. Anche l'incremento dei consumi delle famiglie (+0,7% a livello nazionale) è trainato dal Nord-Ovest (+0,9%), mentre nel Mezzogiorno si registra quello più modesto (+0,4%). Il Sud primeggia invece per la crescita degli occupati: +2,2% rispetto al 2023, contro il +1,6% a livello nazionale. Una crescita legata soprattutto al settore delle costruzioni e dei servizi. E che prosegue: nel terzo trimestre di quest'anno, come indica il quarto bollettino Cnel-Istat sul mercato del lavoro, il Mezzogiorno mostra un andamento in controtendenza dell'occupazione complessiva (+0,5 punti percentuali), più marcato per le donne (+1 punto). La crescita del lavoro femminile è sostenuta prevalentemente dalle donne tra i 50 e i 64 anni, il cui tasso di occupazione aumenta di circa 26 punti percentuali negli ultimi venti anni, risultato anche dell'innalzamento dell'età pensionabile. Tra le ombre lo scenario delineato da Confindustria nella congiuntura flash di dicembre. Il dollaro debole sull'euro, dovuto anche ai tagli dei tassi Fed, continua a frenare l'export italiano nel quarto trimestre, insieme ai dazi Usa. Scricchiola di nuovo la fiducia delle famiglie e quindi le attese sui consumi. L'industria fa ancora fatica. A favore giocano gli investimenti (grazie in larga parte al Pnrr), i servizi, tirati dal turismo straniero e il calo, lento, del prezzo del petrolio.
Per il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio con delega al Sud, Luigi Sbarra, i dati Istat ”delineano per il 2024 un quadro positivo per il Mezzogiorno, che si conferma l'area del Paese con la dinamica occupazionale più sostenuta. L'occupazione nel Sud cresce infatti del 2,2% rispetto all'anno precedente, un ritmo nettamente superiore alla media nazionale dell'1,6% e più elevato rispetto a tutte le altre ripartizioni territoriali. Un segnale chiaro di rafforzamento strutturale del mercato del lavoro meridionale”. Accanto alla crescita dell'occupazione, aggiunge Sbarra, ”i dati Istat evidenziano segnali positivi anche sul piano economico. Nel 2024 il Pil pro capite del Mezzogiorno si attesta a 24,8 mila euro, in aumento rispetto ai 24 mila euro del 2023'' e ''il reddito disponibile delle famiglie nel Mezzogiorno è cresciuto del 3,4% rispetto all'anno precedente - un dato superiore alla media nazionale del 3,0% - rafforzando la capacità di spesa e il benessere economico delle stesse”. Nel complesso, conclude Sbarra ”i dati Istat restituiscono l'immagine di un Mezzogiorno in crescita, capace di esprimere un aumento occupazionale diffuso e di porre basi più solide per lo sviluppo economico. Un segnale incoraggiante che rafforza il ruolo del Sud come leva strategica per la crescita complessiva del Paese”.
Nel Mezzogiorno l'economia non osservata pesa di più. Lo rileva l'Istat nei Conti economici territoriali riferiti agli anni 2022-2024. Nel 2023, ultimo anno per cui sono disponibili le informazioni l'economia non osservata (definita dalla somma della componente sommersa e di quella illegale) ha rappresentato in Italia l'11,3% del valore aggiunto complessivo. Si sono confermate come componenti più rilevanti il valore aggiunto occultato attraverso la sotto-dichiarazione dei risultati economici delle imprese (6%) e l'impiego di lavoro irregolare (4%), mentre l'economia illegale, le mance e il valore dei fitti in nero hanno inciso nel complesso per l'1,7%. L'incidenza sul Pil, in lieve aumento rispetto al 2022, è stata pari al 10,2%. Il peso dell'economia non osservata è più alto nel Mezzogiorno, dove rappresenta il 16,5% del valore aggiunto, e a seguire nel Centro (11,8%). Sensibilmente più contenuta, e inferiore alla media nazionale, è l'incidenza nel Nord-est (9,3%) e nel Nord-ovest (8,9%). Nelle ripartizioni territoriali si conferma una diversa rilevanza delle tre componenti dell'economia non osservata, già rilevata a livello nazionale. Prevale ovunque l'incidenza della rivalutazione da sotto-dichiarazione; questa raggiunge il livello più alto nel Mezzogiorno (7,6% del valore aggiunto), mentre è più contenuta nel Nord-ovest (4,5%). Anche la quota di valore aggiunto generato da impiego di lavoro irregolare è particolarmente elevata nel Mezzogiorno (6,5%). La sua incidenza è in linea con la media nazionale nel Centro (4%), mentre è inferiore di circa 1 punto percentuale nelle altre due ripartizioni (3,1% e 3%, rispettivamente nel Nord-est e nel Nord-ovest).
A livello regionale, il peso dell'economia non osservata varia dal massimo della Calabria, pari al 19% del valore aggiunto complessivo, al minimo della Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (7,4%). La quota più elevata di rivalutazione del valore aggiunto sotto-dichiarato si osserva in Puglia (8,3%), Sardegna e Marche (7,7% per entrambe); mentre l'incidenza più bassa si registra nella Provincia autonoma di Bolzano/Bozen (2,9%) e, a seguire, nella Provincia autonoma di Trento (3,5%) e in Lombardia (4,2%). Il sommerso dovuto all'impiego di lavoro irregolare presenta le incidenze più elevate in Calabria, Campania e Sicilia; le quote più contenute si osservano in Lombardia, Provincia autonoma di Bolzano/Bozen e Veneto. Infine, l'economia illegale e le altre componenti dell'economia non osservata presentano un'incidenza sul valore aggiunto compresa tra l'1,2% della Lombardia e del Veneto e il 3,2% della Calabria.
Giampiero Guadagni

( 23 dicembre 2025 )

Magazine

Via Po Cultura

SOLO PER GLI ABBONATI

La Natività di Lorenzo Lotto, opera che quest’anno il Museo Diocesano Cardinal Carlo Maria Martini propone quale Capolavoro per Milano 2025

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

Libri

Un Platone vivo

In questo nuovo lavoro Cazzato si concentra sul “Liside”, opera giovanile e tra le meno conosciute del grande pensatore ateniese

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

Filosofia

Sulle tracce dell’Essere

Il saggio di Maurizio Ferraris vuole rendere giustizia ad Heidegger per capirne il pensiero senza semplificazioni e senza critiche superficiali

  • Email Icon
  • Facebook Icon
  • Twitter Icon
  • Pinterest Icon
Commenta Icona

FOTO GALLERY

© 2001 - 2025 Conquiste del Lavoro - Tutti i diritti riservati - Via Po, 22 - 00198 Roma - C.F. 05558260583 - P.IVA 01413871003

E-mail: conquiste@cqdl.it - E-mail PEC: conquistedellavorosrl@postecert.it