Mercoledì 30 aprile 2025, ore 21:36

Attualità 

Mattarella: per la pace occorre avere mercati aperti 

I mercati aperti ”corrispondono a due esigenze vitali: la prima è la pace, la seconda è il nostro interesse come Paese esportatore. I rapporti commerciali creano collaborazione e rapporti di fiducia tra i Paesi e questa fiducia garantisce la pace. I dazi creano ostacoli ai mercati, alterano il mercato, penalizzano i prodotti di qualità e questo per noi è inaccettabile ma dovrebbe esserlo per tutti”. Rispondendo alle domande degli studenti alla cerimonia per l'anniversario dei trattati europei, il Presidente Mattarella per la seconda volta in pochi giorni torna a parlare con chiarezza della vicenda che tiene banco in attesa del 2 aprile, quando gli Stati Uniti dovrebbero chiarire l'entità dei possibili dazi applicati all'Europa. L’Italia potrebbe essere uno dei Paesi Ue più svantaggiati dalle nuove tariffe commerciali. Il comparto più a rischio è quello agroalimentare, con alcune produzioni di qualità maggiormente a rischio poiché dipendenti dall'export verso gli Usa. Osserva Mattarella: ”Si è dato vita alla organizzazione mondiale del commercio per commerciare in maniera leale con regole certe. Questo sistema è indispensabile, ha fatto migliorare molti Paesi. A volte viene violato, ma la risposta non sono i dazi ma regole da rispettare e migliorare”. Aggiunge il capo dello Stato: ”Bisogna essere sereni, senza alimentare un eccesso di preoccupazione, perché l'Unione europea, di cui facciamo saldamente parte, ha la dimensione, la consistenza, la forza per interloquire in maniera autorevole, con calma ma con determinazione, per contrastare scelte di chiusura dei mercati e di applicazione di dazi così immotivati e così generali”.
Insomma, come sottolinea il segretario generale della Fai Cisl Rota, ”la logica degli mercati internazionali dovrebbe essere quella del ‘win-to-win’, cioè del vincere insieme, realizzando una competizione leale, fondata sulla qualità del lavoro e delle produzioni, e su criteri di reciprocità”. Secondo i dati Nomisma l’export verso gli Usa vale l’11,6% dell’export agroalimentare italiano, solo le esportazioni di vino dalla Ue negli Usa valgono 4,9 miliardi di euro. Sototlinea Rota: ”Bisogna dunque evitare che siano i lavoratori a pagare il prezzo delle scelte di Trump”. Secondo le stime dello Svimez in caso di dazi al 10% il Pil italiano nel 2025 si ridurrebbe dello 0,1%, con una perdita di 27 mila unità di lavoro a tempo pieno.
D’altra parte anche i consumatori americani potrebbero trovarsi di fronte ad un cambiamento dei loro prodotti favoriti: dal sidro al pecorino romano. La Coldiretti prevede che con l'imposizione di una tariffa del 25% sulle esportazioni agroalimentari Made in Italy, i consumatori americani dovranno spendere fino a due miliardi di euro in più. Nel 2024 le vendite di beni italiani negli Usa sono state pari a circa 65 miliardi di euro, annota il Centro studi di Confindustria, generando un surplus vicino a 39 miliardi. Nonostante un calo nell'ultimo anno, il mercato statunitense ha offerto il contributo più elevato in assoluto alla crescita dell'export italiano dal periodo pre-Covid. Per l'Italia l'introduzione dei dazi americani, rileva l'Istat, riveste ”una importanza considerevole, perché negli ultimi quindici anni la crescita del nostro sistema produttivo è stata sostenuta prevalentemente dalla domanda estera, a fronte di una domanda interna debole o stagnante”.
In Italia l'introduzione dei dazi voluta dall'amministrazione Trump potrebbe penalizzare, in particolare, le esportazioni del Mezzogiorno. Lo rileva la Cgia di Mestre spiegando che a differenza del resto del Paese, infatti, la quasi totalità delle regioni del Sud presenta una bassa diversificazione dei prodotti venduti nei mercati esteri. Puglia unica regione in controtendenza.
Il Governo di concerto con la Ue segue gli sviluppi della situazione. Commenta il ministro dell’Economia Giorgetti: ”Tariffe doganali e monete virtuali, in modo diverso ma altrettanto efficace, sono mezzi che condizionano non solo l'economia ma anche la politica internazionale. I Governi si trovano a dover rispondere a questi cambiamenti adattando le loro politiche interne ed estere, in un mondo in cui l'economia e la politica sono sempre più interconnesse. Dobbiamo evitare che tali 'armi non convenzionali' vengano usate in modo da minare la stabilità e la giustizia a livello mondiale”.
Giampiero Guadagni

( 24 marzo 2025 )

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