Martedì 25 novembre 2025, ore 16:45

Rapporto Aran 

P.A.:in aumento la contrattazione integrativa 

Aumentano i contratti integrativa pubblica amministrazione: il 2024 segna un +7% rispetto all'anno precedente. I comparti che hanno contribuito maggiormente a questa crescita sono Funzioni Locali e Istruzione e Ricerca, entrambi con un incremento del 10%. Aumentano anche le sedi di contrattazione che hanno inviato almeno un contratto: nel 2024, il 72% delle sedi di contrattazione ha trasmesso almeno un atto negoziale, il dato più alto mai registrato finora. La Lombardia si conferma la regione con il maggior numero di contratti integrativi inviati (2.940), mentre il Veneto si distingue per il più alto tasso di sedi di contrattazione attive (73%). Lo rileva il 12esimo Rapporto sul monitoraggio della contrattazione integrativa nel lavoro pubblico, relativo agli anni 2023 e 2024, pubblicato da Aran. I contratti integrativi del 2024 sono soprattutto di tipo economico (51%), ma vi è comunque una quota significativa di contratti normativi (44%). Il 92% dei contratti ha visto anche l'adesione delle Rsu, indicatore di buona qualità delle trattative. Lo strumento dell'atto unilaterale è stato utilizzato solo nello 0,7% dei casi. Nell'85% dei contratti trasmessi la delegazione datoriale è formata esclusivamente da dirigenti o funzionari; nel restante 15% vi sono anche componenti di organi politici; molto rilevante la presenza della componente politica nelle università (in quanto presente il rettore o un consigliere nell'81% dei contratti sottoscritti) e negli egli enti di ricerca (18 su 34, pari al 53%).
Vi sono alcuni contratti che trattano materie non contrattabili in base alle norme nazionale: ad esempio, i contenuti generali dei piani di formazione, l'istituzione della mensa ed i buoni pasto, i criteri di conferimento degli incarichi di elevata qualificazione.
Sottolinea Roberto Chierchia, segretario generale della Cisl-Fp: ”Dal rapporto Aran un dato incoraggiante, che trova conferma anche nel tasso di adesione delle Rsu alla firma degli accordi decentrati, a dimostrazione del ruolo insostituibile della rappresentanza sindacale nei luoghi di lavoro. Questo dinamismo è sicuramente un fatto positivo, ma stride ancora con un modello di contrattazione integrativa che resta imbrigliato da vincoli legislativi e da un tetto al salario accessorio sempre più stringente rispetto alle esigenze di crescita e valorizzazione del lavoro pubblico. La conseguenza è una contraddizione evidente: mentre si chiede alle lavoratrici e ai lavoratori della P.A. maggiore disponibilità, flessibilità e responsabilità, si continua a limitare la capacità delle loro rappresentanze di incidere davvero su organizzazione del lavoro e dei servizi e riconoscimento economico”. Il rapporto segnala che un numero crescente di enti ha scelto di contrattare anche su temi strategici, come la formazione e gli orari di lavoro, formalmente preclusi dalla legge: ”E' un segnale che va dato ai lavoratori pubblici, alle centinaia di professioni che quotidianamente offrono servizi essenziali ai cittadini indicando la necessità di relazioni sindacali più partecipative, di spazi negoziali più ampi e di maggiori risorse. In altre parole, il sistema sta reagendo autonomamente a una rigidità normativa che non è più sostenibile. E' tempo che anche ai dipendenti pubblici vengano riconosciuti i principi della legge 76/2025 sulla partecipazione, già applicati al settore privato. Il lavoro pubblico merita lo stesso riconoscimento e le stesse opportunità di coinvolgimento". Per questo, conclude Chierchia, la Cisl-Fp continuerà a chiedere ”lo sblocco del salario accessorio e un nuovo patto sulle relazioni sindacali, che dia voce alle rappresentanze e restituisca dignità e valore a chi ogni giorno tiene in piedi i servizi essenziali del nostro Paese”.
Giampiero Guadagni

( 30 settembre 2025 )

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