È ancora troppo presto per fare previsioni definitive, soprattutto in questo periodo storico. In ogni caso, i giudizi delle imprese sulla situazione economica generale nel secondo trimestre dell'anno sono rimasti nel complesso sfavorevoli, ma si è ridotto sensibilmente il saldo negativo tra valutazioni di miglioramento e di peggioramento. Le prospettive sull'andamento della domanda corrente "sono tornate positive per la prima volta dopo tre trimestri, sospinte principalmente dalla componente interna". È quanto riporta l'indagine sulle aspettative di inflazione e crescita realizzata dalla Banca d'Italia realizzata su un campione di imprese con oltre 50 dipendenti. Ma questo non fuga i timori sul futuro: infatti, "il 32% delle imprese della manifattura e il 12% di quelle dei servizi hanno segnalato ripercussioni negative riconducibili agli annunci e all'applicazione dei dazi statunitensi.
Nel secondo trimestre - spiega il report di Bankitalia - le valutazioni di miglioramento della situazione economica del Paese sono state espresse dal 6% delle imprese ma il saldo con chi vede un peggioramento si è ridotto a -20 punti percentuali rispetto al precedente -30 segnato a marzo, risultando meno negativo in tutti i settori di attività, classi dimensionali e aree geografiche. Per il terzo trimestre le imprese si attendono una crescita dell' occupazione in tutti i comparti. Anche le valutazioni sulle condizioni per investire sono state meno sfavorevoli.
Le imprese hanno riportato attese di una crescita degli investimenti nel 2025 lievemente più sostenuta rispetto a quanto rilevato nella scorsa primavera. I giudizi riguardanti l'accesso al credito nel secondo trimestre sono marginalmente migliorati. Rispetto all'indagine precedente i prezzi praticati dalle imprese negli ultimi 12 mesi sono saliti a un ritmo contenuto e pressoché invariato, sia nell'industria sia nei servizi; nei prossimi 12 mesi i prezzi rallenterebbero in tutti i comparti. Le aspettative delle imprese sull'inflazione al consumo sono aumentate di poco su tutti gli orizzonti di previsione, collocandosi al 2% sugli orizzonti a 6, 12 e 24 mesi.
Su fronte della Centrale rischi, che raccoglie e gestisce dalle banche le informazioni sui clienti che hanno rimborsato o meno i prestiti, si registra un risparmio in termini di minor costo sui crediti alle imprese di 1 miliardo di euro all'anno. Nella nota di Stabilità Finanziaria e Vigilanza,in particolare, l'analisi econometrica quantifica un calo medio (o una minor crescita) del costo del credito compreso tra un minimo di 21 e un massimo di 40 punti base nei trimestri successivi all'inclusione nella base dati. Si tratta di una riduzione del costo del credito di 15 punti base - al totale dei prestiti bancari alle imprese, ottenendo così un risparmio annuo in termini di minori oneri finanziari pari a quasi 1 miliardo di euro. Stima giudicata peraltro 'conservativa' perchè non include i finanziamenti alle famiglie. Si tratta quindi di "significativi benefici economici per il sistema nel suo complesso e per la clientela meritevole che rappresenta oltre il 95% delle famiglie e delle imprese censite nel sistema". La Centrale rischi, nata negli anni '60 e gestita dalla Banca d'Italia, permette alle banche di accedere alla 'storia creditizia' dei clienti.
Alla centrale vengono segnalati mensilmente dai partecipanti i crediti di importo superiore ai 30.000 euro. La soglia si riduce a 250 euro per i crediti classificati in "sofferenza". Tutti i debitori segnalati possono esercitare gratuitamente il diritto di accesso ai propri dati registrati nella Centrale.
Rodolfo Ricci