Nei prossimi mesi la politica monetaria dovrà restare improntata a flessibilità e pragmatismo. La strada da seguire dal nostro Paese e dalla Ue è stata indicata dal governatore della Banca d'Italia Fabio Panetta nel suo intervento all'assemblea dell'Abi. Secondo Panetta "il ritorno dell'inflazione all'obiettivo del 2% segna un progresso significativo, ma il quadro resta esposto a molteplici rischi. In questo contesto, sarà fondamentale continuare a valutare di volta in volta le prospettive e i rischi per la stabilità dei prezzi".
Peraltro, "come certifica Banca d'Italia, con continue innovazioni e alta concorrenza, calano sempre più i costi dei pagamenti elettronici per gli utenti, e in Italia sono fra i più bassi d'Europa", ha confermato il presidente Abi, Antonio Patuelli nella sua relazione all'assemblea dell'associazione. "Dinanzi alle continue, profonde innovazioni tecnologiche che producono anche continui cambiamenti nel mondo del lavoro, le banche sono e debbono essere pronte a raccogliere le sfide con nuove professionalità e nuove iniziative imprenditoriali", ha aggiunto. Per altro, i tassi di mercato continuano a scendere, con i tagli della Bce, e questo si riflette anche sui tassi per i prestiti bancari che stanno tornando ai livelli di fine 2022 e inizio 2023 e quelli sui prestiti per le case, dopo il piccolo rimbalzo del mese scorso, tornano a scendere ai livelli di inizio 2023. La conferma arriva dal rapporto mensile dell’Abi. Nella prima parte del 2025 i tassi a breve termine si sono ulteriormente ridotti, non altrettanto per quelli a lungo termine. A maggio 2025 il tasso medio sulle nuove operazioni di finanziamento alle imprese è sceso al 3,64% dal 3,77% del mese precedente e dal 5,45% di dicembre 2023; il tasso medio sulle nuove operazioni per acquisto di abitazioni è sceso al 3,19% dal 3,27% del mese precedente (4,42% a dicembre 2023); il tasso medio sul totale dei prestiti (quindi sottoscritti negli anni) è sceso al 4,07% dal 4,14% del mese precedente.
"Siamo un paese in una situazione complessivamente solida", è stata l’apertura del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti all'assemble dell'Abi, sottolineando che anche le imprese hanno debiti finanziari al 59% del Pil, ben al di sotto della media dell'Ue e i loro profitti sono al massimo storico. "La situazione della finanzia pubblica - aggiunge - è migliorata anche grazie ai positivi risultati di consolidamento dei conti pubblici che hanno consentito un livello di spread ai minimi 15 anni e il miglioramento del rating delle agenzia".Peraltro, niente più raccomandazioni, rilievi, interventi da realizzare. L'Italia vede l'uscita dalla procedura di deficit eccessiva che l'Ue attiva verso i Paesi che hanno la necessità di correggere il proprio deficit. La soglia da incubo per un ministro dell'Economia è quella del 3% e l'Italia punta ad uscirne nel 2026.
Il ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti ne ha parlato con il commissario Ue all'Economia Valdis Dombrovskis, avviando l'interlocuzione per l'uscita. E poi lo ha anche annunciato al Senato parlando al question time dove ha affrontato il tema della difesa. Il ministro ha spiegato che c'è un' asimmetria di giudizio tra chi entra ed esce dalla procedura di deficit Ue e anche rassicurato sulla tenuta dei conti. "Per la prima volta non si parla di manovra correttiva con la legge di Bilancio: miracolosamente abbiamo fatto le previsioni giuste", chiosando, sorridendo, il concetto che aveva appena espresso in modo più accademico: "Sulla base dei dati pubblicati dall'Istat il 30 giugno non vi è motivo di ritenere necessità di fare aggiustamenti di tali previsioni. Le cifre sono compatibili con un deficit al 3,3% nel 2025 e con il ritorno sotto il 3% nel 2026". Quindi nessuna manovra bis ma soprattutto un 2026 che ci porta fuori dalla lente di controllo che l'Ue attiva per i Paesi un pò più indisciplinati sui conti. "L'uscita dalla procedura - chiosa Giorgetti che non dimentica certo il suo pedigree politico - non è solo questione di stima e di autostima ma il superamento anche di raccomandazioni, che ogni anno fanno notizia e risultano anche politicamente fastidiose, riacquistando margine di agibilità e possibilità". Il confronto è in atto.
Lo ha confermato anche il commissario Ue, Dombrovskis: "Stiamo discutendo anche un'altra opzione con il governo italiano, cioè di uscire dalla procedura di deficit eccessivo e vedere come poter far funzionare questa clausola per l'Italia. Siamo in un colloquio costruttivo e troveremo soluzioni che permetteranno all'Italia di aumentare le spese per la difesa". Il nodo è proprio questo. L'Italia contesta un'asimmetria di norme che penalizzerebbe il nostro paese, sulle quali però l'Ue sta lavorando per fornire interpretazioni che faranno chiarezza.
Ora invece un Paese con un deficit sotto al 3, se sale sopra questa soglia per i nuovi impegni sul fronte della difesa non entra nella procedura eccessiva; mentre rischia di non uscirne un Paese come l'Italia che invece ha ridotto di molto il deficit e che rimane appena sopra la soglia proprio per finanziare gli impegni della difesa. Impegni quella della spesa al 5% che, non nasconde Giorgetti, sono "un obiettivo ambizioso" ma che il governo conta di realizzare salvaguardando le voci di spesa orientate alla crescita e al benessere economico e sociale, come quelle per le famiglie e per i servizi sociali.
Rodolfo Ricci