Una corte americana ha bloccato i dazi reciproci di Donald Trump. Definendoli illegali, i tre giudici della Us Court of Interntational Trade hanno stabilito che la legge invocata dal presidente per imporre le tariffe non gli conferisce l'autorità per farlo. L'ira della Casa Bianca è immediata. Prima il vice capo dello staff della Casa Bianca Stephen Miller ha parlato di un "colpo di stato giudiziario fuori controllo", poi un portavoce di Pennsylvania Avenue ha denunciato la decisione.
"Non spetta a giudici non eletti decidere come affrontare adeguatamente un'emergenza nazionale - ha detto -. Il presidente Trump si è impegnato a mettere l'America al primo posto e l'amministrazione si impegna a utilizzare ogni leva del potere esecutivo per affrontare questa crisi e ripristinare la grandezza dell'America". L'amministrazione Trump ha già annunciato che farà appello per capovolgere quanto deciso dai tre giudici, di cui uno nominato da Barack Obama, uno da Ronald Reagan e uno dallo stesso Trump.
Non è escluso che il caso possa arrivare Corte Suprema, lasciando ai saggi una decisione con ampie implicazioni per l'economia mondiale. La Us Court of International Trade, pronunciandosi su due casi distinti, ha emesso una sentenza che ha annullato i dazi imposti da Trump ai sensi dell'International Emergency Economic Powers Act, una legge del 1977 mai invocata prima sulle tariffe. "Nei due casi presentati la questione sottoposta alla corte è se l'International Emergency Economic Powers Act del 1997 delega al presidente sotto forma di autorità il potere di imporre dazi illimitati sulle merci provenienti da quasi tutti i paesi del mondo. La Corte non interpreta" la legge del 1977 come un atto che conferisce tale autorità illimitata e annulla i dazi contestati imposti sulla sua base, si legge nella decisione contenuta in 50 pagine che mette le ali ai future di Wall Street e al dollaro.
Per Trump quanto stabilito dalla corte è un duro colpo su un tema, quello dei dazi, che gli sta particolarmente a cuore e sul quale non vuole scherzare. Abituato a dare soprannomi a tutti, Trump si è irritato per quello che gli è stato affibbiato da un giornalista del Financial Times, che lo ha chiamato 'Taco Trade', acronimo di 'Trump always chickens out', ovvero Trump torna sempre indietro in riferimento al suo tira e molla sui dazi fra annunci e pause. A chi gli chiedeva un commento, Trump ha tagliato corto: "Si chiamano trattative".
Ma la Cina sollecita gli Stati Uniti "a cancellare tutti i dazi unilaterali impropri" dopo che la corte federale Usa ha bloccato i piani tariffari ad ampio raggio. E' quanto ha detto la portavoce del ministero del Commercio He Yongqian, secondo cui dai colloqui di Ginevra di inizio mese, Pechino e Washington "hanno utilizzato varie occasioni multilaterali e bilaterali per mantenere le comunicazioni aperte a vari livelli". Recentemente, ha aggiunto He nel briefing settimanale, la Cina "si è concentrata sugli abusi dei controlli americani sulle esportazioni di semiconduttori".
Allo stesso modo si fanno sempre più disperati i tentativi del governo di Tokyo di proporre all'amministrazione Trump possibili merci di scambio per contenere gli effetti dei dazi, in anticipazione del quarto incontro della delegazione giapponese a Washington. Secondo fonti governative citate dal quotidiano Asahi Shimbun, l'esecutivo guidato dal premier Shigeru Ishiba ha proposto di acquistare semiconduttori Made in Usa per un valore di 1.000 miliardi di yen, (6,2 miliardi di euro) in maggior misura dal gigante del settore Nvidia; una dinamica utile a ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti.
Rodolfo Ricci