Venerdì 26 aprile 2024, ore 9:54

Occupazione 

Work in progress 

La Conferenza sul futuro dell’Europa, che il 9 maggio ha concluso i suoi lavori, dedica un’apposita proposta alla necessità di avere mercati del lavoro inclusivi. Argomento oggetto di un apposito panel europeo dei cittadini. In sostanza le proposte più caratterizzanti sono venute dai panel nazionali di Germania, Paesi Bassi, Francia e Italia.
Nel complesso l’obiettivo è migliorare il funzionamento dei mercati del lavoro, al fine di garantire condizioni di lavoro più eque, promuovendo la parità di genere e l’occupazione soprattutto quella dei giovani e dei cosiddetti gruppi vulnerabili.
Si evoca la necessità che l’Unione nel suo complesso e tutti gli Stati membri insieme alle parti sociali si adoperino per porre fine alla “povertà lavorativa” affrontando i diritti dei lavoratori, vietando i tirocini non retribuiti e soprattutto garantendo una mobilità equa dei lavoratori all’interno dell’Unione.
Viene data priorità alla promozione del dialogo sociale e della contrattazione collettiva.
In linea poi con le conclusioni del vertice di Porto e con gli auspici del Cese e dei diversi comitati nazionali si chiede di garantire la piena attuazione del “pilastro europeo dei diritti sociali” sia nei suoi obiettivi europei per il 2030 sia per i suoi obiettivi nazionali, regionali e locali in materia di pari opportunità e “accesso al mercato del lavoro” e di “condizioni di lavoro eque”.
Tali obiettivi devono essere evidentemente raggiunti nel rispetto delle competenze e dei principi di sussidiarietà e di proporzionalità, da sempre principi fondamentali dell’Unione.
E’ importante considerare come, con riferimento ai trattati, venga proposto l’inserimento di un protocollo sul progresso sociale, testimonianza questa che la Conferenza non si è limitata alle sole “politiche”.
L’obiettivo generale deve essere comunque raggiunto rispettando le tradizioni nazionali e l’autonomia delle parti sociali cooperando con la società civile. L’intento viene declinato in una serie di proposte concrete.
Viene affrontato il problema dei salari minimi che devono assicurare a ciascun lavoratore una qualità di vita dignitosa e comparabile in tutti gli Stati membri: in tal senso viene evocata la necessità di individuare criteri chiari e definiti per esempio il costo della vita, l’inflazione, il livello al di sopra della soglia della povertà, il salario medio e il salario mediano a livello nazionale.
Coerentemente con la proposta si prevede la necessità che i livelli in tali salari legali vengano periodicamente rivisti alla luce di tali criteri per assicurarne l’adeguatezza. Le diverse proposte tendono a ribadire la necessità di promuovere e rafforzare all’interno dell’Unione le contrattazioni collettive. Il monitoraggio sull’attuazione delle misure risulta indispensabile al pari del tracciamento in ordine al miglioramento del tenore di vita.
Una previsione più specifica riguarda la necessità di fare il punto sull’attuazione della direttiva sull’orario di lavoro (direttiva 2003/88/CE) e di altre normative pertinenti che garantiscano un sano equilibrio tra vita professionale e vita privata.
In linea con il dibattito sviluppatosi durante la pandemia i panel dei cittadini propongono di rafforzare o eventualmente anche innovare la normativa che regoli lo smart working, incentivando le imprese a promuoverlo. Si parla in tal senso di garantire il diritto alla disconnessione affrontando il problema del divario digitale sul luogo di lavoro valutando l’implicazione del telelavoro: sulla salute sugli orari di lavoro e sul rendimento delle imprese. Viene evocato il concetto di “digitalizzazione equa” basata sul rispetto dei diritti umani e su migliori condizioni di lavoro.
L’Italia a propone poi la disposizione di politiche dell’occupazione integrate a livello dell’Unione Europea in cui le politiche attive del lavoro rimangano centrali e sempre più coordinate, lasciando agli Stati membri la possibilità di concentrarsi nel proseguire i loro sforzi di riforma per creare condizioni favorevoli alla creazione di posti di lavoro di qualità.
Particolarmente incisiva è stata la proposta italiana, ribadita all’interno dei panel europei, di garantire la parità di genere in linea con la strategia dell’Unione 2020-2025.
In tal senso viene proposto di continuare a misurare la parità di genere mediante un cosiddetto “indice sull’uguaglianza” basato su diversi parametri (atteggiamenti, divario retributivo, occupazione, leadership etc.).
La strategia dovrà essere monitorata annualmente e soprattutto dovrà essere trasparente rispetto ai risultati conseguiti.
Viene inoltre confermata la necessità di condivisione delle best practice, istituendo un meccanismo di feed back diretto da parte dei cittadini (si ipotizza una sorta di difensore civico).
Nel campo della parità di genere viene poi riaffermata la necessità di affrontare il problema del divario retributivo introducendo le quote per le posizioni di alto livello.
All’Olanda si deve invece la proposta di promuovere l’occupazione giovanile, attraverso l’assistenza finanziaria alle imprese ma anche fornendo sostegni supplementari ai datori di lavoro e ai lavoratori.
L’erogazione di simili sostegni è stata ipotizzata, in diverse discussioni, per i giovani professionisti e per i giovani imprenditori anche attraverso la predisposizione di strumenti educativi e corsi.
Viene inoltre auspicata la necessità di promuovere l’occupazione dei gruppi svantaggiati in particolare tra le persone con disabilità.
La discussione in ordine alla promozione dell’occupazione e della mobilità sociale in vista di una piena possibilità di realizzazione personale e di autodeterminazione ha visto protagonisti l’Italia la Francia e la Germania.
Nel dettaglio è stata proposta l’istituzione di una strategia a lungo termine per garantire che tutti i cittadini possano acquisire le giuste competenze per trovare un lavoro, mettendo a frutto i propri talenti specialmente con riferimento ai giovani. E’ importante inoltre investire nelle competenze adattandole ai cambiamenti delle esigenze del mercato del lavoro promuovendo l’apprendimento permanente attraverso tra l’altro programmi di scambio in tutte le fasi della vita.
Si ribadisce in sostanza ancora una volta il diritto all’apprendimento permanente e il diritto alla formazione a tal fine si rende necessario rinforzare la cooperazione fra le imprese, i sindacati e i fornitori di servizi, di istruzione e formazione professionale.
La proposta si presenta evidentemente molto ambiziosa così come estremamente avanzati sono alcuni degli strumenti proposti, purtuttavia per meno di questo non val la pena di “convocare a palazzo” cittadini e società civile.
Francesco Tufarelli
Direttore Generale presso la Presidenza del Consiglio
Dipartimento Politiche dell’Unione Europea

( 13 maggio 2022 )

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