Martedì 7 maggio 2024, ore 22:29

Economia 

Governance partecipata fondamentale per il Recovery 

Cgil, Cisl, Uil considerano ”inadeguato il confronto finora avuto con il Governo in ordine alla definizione delle priorità strategiche, degli obiettivi e delle risorse del Piano stesso”. Lo affermano i segretari generali Landini, Sbarra e Bombardieri in una nota inviata al premier Draghi. Cgil, Cisl, Uil valutano ”l’importanza strategica del Pnrr quale strumento fondamentale per la ripresa del Paese, per aumentare l’occupazione in particolare giovanile e femminile e per ridurre i divari territoriali. Infatti attraverso gli investimenti e le riforme inciderà profondamente sui processi economici e sociali e, anche sulla scorta delle indicazioni europee, si misurerà con le trasformazioni della digitalizzazione e della riconversione green”. In primo luogo si segnala che ”nel Pnrr è stato predisposto uno schema di governance inter-istituzionale, a più livelli. In questo modello il ruolo delle organizzazioni sindacali non è esplicitato adeguatamente, né sono definiti e garantiti livelli di negoziazione, di confronto preventivo e di monitoraggio né sugli investimenti né sulle riforme”.
Cgil, Cisl e Uil chiedono che "le sei missioni, le sedici componenti e le tre azioni trasversali, diventino oggetto costante di confronto preventivo e di monitoraggio della Governance partecipata con il coinvolgimento sostanziale e non formale del sindacato confederale”. Anche perché ”molte delle numerose riforme avranno un impatto diretto sul lavoro, sulla sua organizzazione, tutela e creazione e inevitabilmente anche sulla contrattazione”.
Per Cgil Cisl Uil, inoltre, ”è importante che nel Piano di Ripresa e Resilienza la riforma fiscale sia complessiva e ispirata al principio della progressività e del contrasto alle disuguaglianze”.
Il medesimo approccio di confronto, di partecipazione e di coerenza con i pilastri della strategia europea deve ”essere seguito anche per i progetti contenuti nel Fondo Nazionale complementare e per i fondi compresi nel programma Next generation EU”.
Intanto con 442 voti a favore, 19 contrari e 51 astenuti l’Aula della Camera ha approvato la risoluzione di maggioranza sulle comunicazioni del presidente del Consiglio Mario Draghi in relazione al Recovery Plan. I deputati di Fratelli d’Italia si sono astenuti sul voto della risoluzione di maggioranza, contro cui hanno votato i deputati di Alternativa C’è.
Il dibattito è poi passato al Senato in vista del Consiglio dei ministri che licenzierà il Piano per la trasmissione a Bruxelles entro il 30 aprile.
Durante la replica a Montecitorio Draghi, rispondendo alle critiche dell'opposizione che accusa l’Esecutivo di avere dedicato poco tempo alla discussione parlamentare del documento, ha detto che il Governo ha ”un profondo rispetto per il Parlamento”, ma ”i tempi sono stretti” ed era necessario approvare il piano di ripresa e resilienza entro il 30 aprile, ”perché questo ci permette di avere accesso ai fondi europei il prima possibile”. In ogni caso, ”il contributo delle Camere è solo all’inizio”.
Draghi è ritornato su altri rilievi sollevati dai deputati. A partire dalla cosiddetta ”governance” del Recovery, cioé chi e come gestirà' i fondi del piano. ”Non c’è lo Stato contro gli enti locali - dice Draghi, - questa sfida si vince insieme”. Il governo del Piano, ”sarà definito in un provvedimento normativo che verrà adottato a breve”, annuncia il premier. Quanto alle critiche circa le poche risorse ai giovani, le donne lavoratrici, il Sud e le infrastrutture digitali, Draghi risponde che ”questo Piano prevede stanziamenti molto corposi, che permettono investimenti che sarebbero stati impensabili fino a poco tempo fa: 4,6 miliardi per gli asili nido e le scuole d’infanzia per creare circa 230.000 nuovi posti destinati ai bambini più piccoli, e si tratta di una stima prudenziale; 82 miliardi, ovvero il 40% delle risorse per il Mezzogiorno, ben più del Pil e della popolazione del meridione d'Italia”. Draghi replica con le cifre del Piano alle richieste dei parlamentari, assicura che 6,31 miliardi andranno per le reti ultraveloci, la banda larga e il 5G, con l’obiettivo di portare entro il 2026 reti a banda ultralarga ovunque senza distinzioni territoriali ed economiche”. E aggiunge che ci saranno i fondi sufficienti per la transizione verde, investimenti per oltre 15 miliardi sull’Alta velocità, come per la linea Salerno-Reggio Calabria, ”dove i treni potranno viaggiare a 300 km all’ora. Con questi investimenti, ci si metterà lo stesso tempo da Roma a Torino e da Roma a Reggio Calabria”; mentre per gli interventi ferroviari al Nord sono destinati 8,6 miliardi. E ancora 3,6 miliardi sullo sviluppo dell’idrogeno, ”dato significativamente superiore ai 2 miliardi della Francia e all’1,6 miliardi della Spagna”.
E sul superbonus, tema di scontro politico nella maggioranza, Draghi annuncia: ”L’ecobonus tira poco perché le procedure sono troppo complesse. Entro il mese di maggio con un decreto interveniamo con importanti semplificazioni per far sì che la gente lo possa usare”. Il premier torna infine sulle riforme che saranno richieste per dare piena attuazione al Piano e ricevere i fondi dalla Ue: dopo il passaggio dedicato alla giustizia e alla pubblica amministrazione, il premier ha citato quella del fisco, ”tra le azioni chiave per dare risposta alle debolezze strutturali del Paese. Per riformare il sistema fiscale è auspicabile una ampia condivisione politica. Il Governo si è impegnato a presentare una legge delega entro il 31 luglio 2021”.
Giampiero Guadagni

( 27 aprile 2021 )

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