Martedì 8 ottobre 2024, ore 15:07

Welfare 

Incrocio pericoloso 

In attesa della verifica ”politica”, il confronto tecnico sulle pensioni si concentra sull’introduzione di una maggiore flessibilità nell'accesso alla pensione. Il presidente dell’Inps Tridico rilancia la sua proposta di pensione in due tranche: la parte contributiva al momento dell’anticipo e la pensione totale, comprensiva della parte retributiva, al momento del raggiungimento dell’età di vecchiaia. La proposta non piace ai sindacati perché comporterebbe assegni troppo bassi al momento dell’uscita soprattutto per quei lavoratori che hanno molti anni nel sistema retributivo.
In pratica, ha spiegato Tridico in un'intervista, intorno a 64 anni, il lavoratore potrebbe decidere di lasciare il lavoro avendo un assegno basato sui contributi maturati fino a quel momento con il metodo contributivo (quindi dal 1996 in poi per chi è nel sistema misto) per poi avere a 67 anni la pensione completa. Ma i sindacati insorgono perché questo sistema non consentirebbe l’uscita dei lavoratori con le retribuzioni (e le pensioni) più basse che si troverebbero con un assegno in alcuni casi di circa la metà di quello che si avrebbe uscendo a 67. Una proposta, quella di Tridico, peraltro superata dal tavolo con il Governo.
Il confronto si intreccia con la discussione sul salario minimo e le difficoltà dei giovani ad avere retribuzioni adeguate. ”Salari bassi - ha detto Tridico - comportano pensioni basse. Serve il salario minimo legale”. La retribuzione minima secondo il presidente dell’Inps dovrebbe aggirarsi sui 9 euro lordi l’ora, al centro della forchetta tra i 7,5 e i 10,5 euro indicata dall’Ue.
Sconcertata la Cisl. Sottolinea il segretario confederale Ganga: “La questione delle pensioni basse ci è ben nota e infatti nella piattaforma unitaria sulla previdenza la proposta della introduzione di una pensione contributiva di garanzia modulata sui contributi versati e che tenga anche in considerazione i periodi di disoccupazione involontaria non indennizzati, i periodi di formazione e il lavoro di cura, è stata ampiamente illustrata al ministero del Lavoro e attendiamo risposte”. Certo, “la previdenza dipende dalla carriera lavorativa ma è il mercato del lavoro nel suo complesso che deve essere migliorato e ridurre tutto al salario minimo per legge è solo un facile slogan che non aiuta il confronto in atto sulla previdenza”.
Da parte sua il segretario generale della Cisl Sbarra osserva: ”Non abbiamo necessità di salario minimo per legge. Dobbiamo invece rafforzare e estendere la contrattazione. Con il salario minimo verranno meno tutele importanti per la vita dei lavoratori e delle lavoratrici che solo il contratto, con la legge, è nella condizione di garantire. Il compenso orario minimo non è l’insieme della retribuzione complessiva perché al compenso orario minimo dobbiamo aggiungere: tredicesima, quattordicesima, ferie, malattia, maggiorazioni, welfare contrattuale, bilateralità. Servono meno leggi sui temi contrattuali e invece un forte, deciso, investimento, come richiama la direttiva dell'Unione Europea, per rafforzare la contrattazione e la partecipazione".
Sbarra torna a proporre la detassazione strutturale dei premi produttività, attraverso accordi aziendali, per spingere salari. E sottolinea la necessità di una riforma fiscale per abbattere il cuneo.
Intanto, nel suo osservatorio sul precariato, l’Inps fa sapere che nel periodo gennaio-novembre 2021 le assunzioni attivate dai datori di lavoro privati sono state 6.616.000 con un aumento del 22% rispetto agli undici mesi dell'anno precedente. Le cessazioni sono invece state 5.635.000 in aumento del 10% rispetto allo stesso periodo del 2020. Il saldo risulta quindi positivo e pari a 981 mila. L'aumento delle assunzioni ha riguardato tutte le tipologie contrattuali, risultando però più accentuato per quelle stagionali, in somministrazione per l’apprendistato, per i contratti intermittenti e per quelli a termine. In crescita, minore, anche le assunzioni a tempo indeterminato (+13%). Rispetto al 2019 le assunzioni risultano però diminuite del 5%. Le trasformazioni da tempo determinato nei primi undici mesi del 2021 sono state 446 mila, in flessione rispetto allo stesso periodo del 2020.
Nel 2021 le richieste di disoccupazione (Naspi e Dis-Coll) sono state 1.877.007 in calo del 6% rispetto all'anno precedente quando erano state 1.996.382. A dicembre 2021 le domande di disoccupazione sono state 122.839 in aumento del 10,6% rispetto allo stesso mese del 2020 quando erano state 111.019.
A gennaio sono state autorizzate 84,4 milioni di ore di cassa integrazione. Sono state 50,3 milioni le ore autorizzate con causale Covid, registrando un calo del 42% rispetto a dicembre 2021. .
Per quanto riguarda la cassa integrazione ordinaria i settori che assorbono il maggior numero di ore autorizzate sono nell'ordine: industrie tessili e abbigliamento con 5 milioni di ore, pelli cuoio e calzature con 2,7 milioni di ore. Per la cassa integrazione in deroga il settore che ha avuto il maggior numero di ore autorizzate è il commercio con 7,6 milioni di ore, seguono alberghi e ristoranti con 5,1 milioni, attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese con 3 milioni di ore. Questi tre settori assorbono il 79% delle ore autorizzate a gennaio per le integrazioni salariali in deroga. I settori che hanno avuto più ore autorizzate nei fondi di solidarietà sono alberghi e ristoranti con 7,8 milioni di ore, attività immobiliari, noleggio, informatica, ricerca, servizi alle imprese con 6,4 milioni di ore, commercio con 2,4 milioni di ore. Tra le regioni, la Lombardia ha avuto il maggior numero di ore autorizzate di Cig ordinaria con 2,3 milioni di ore, seguita da Campania e Marche con rispettivamente 1,8 e 1,1 milioni. Per la Cig in deroga le regioni per le quali sono state autorizzate il maggior numero di ore sono state Lazio con 4,7 milioni di ore, Lombardia con 4,3 e Campania con 2,4 milioni di ore.
Giampiero Guadagni

( 17 febbraio 2022 )

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