Domenica 5 maggio 2024, ore 4:07

Economia, 

Tim, l'allarme dei sindacati 

Fortissima preoccupazione sul futuro assetto societario del gruppo Tim, degli attuali livelli occupazionali e del suo futuro industriale. ”Futuro che non può non interessare il generale assetto del mercato Tlc del Paese”. Così in una lettera inviata al premier Draghi i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil - Landini, Sbarra e Bombardieri - sollecitano l’attenzione del Governo su una materia delicatissima come le tlc. In una mail, sottoscritta anche dai segretari generali di settore - Solari, Vitale e Ugliarolo - i leader sindacali ricordano: ”Il 2 dicembre, incontrando i Ministri Giorgetti e Colao, abbiamo avuto modo di esporre le nostre ragioni sulla necessità di scongiurare uno 'spezzatino' delle attività del Gruppo Tim, un’azione che mal si confarebbe con gli importanti interessi strategici e di sviluppo del Paese e che lascerebbe potenzialmente sul campo migliaia di esuberi. I Ministri ci avevano assicurato, vista la rilevanza e la complessità della situazione, non solo il loro impegno ma anche di realizzare un celere aggiornamento sulla evoluzione del contesto riconvocandoci a breve: purtroppo ciò non è avvenuto”. Lo stesso premier sostenne l'importanza di tutelare, nel futuro assetto societario di Tim, l'occupazione, la rete e la tecnologia. Obiettivi questi comunque da raggiungere nella ”configurazione societaria a cui si dovrà pervenire”. Il tempo stringe, dicono ancora i sindacati: il 2 marzo il Cda di Tim potrebbe approvare il nuovo piano industriale che darebbe il via allo smembramento del Gruppo. Nel frattempo tutte le aziende del settore sono pervase da riassetti che potrebbero portare ad un vero e proprio stravolgimento”. In gioco ci sono oltre 40 mila posti di lavoro nel prossimo anno fra i maggiori player del settore ed il composito mondo degli appalti (istallazioni telefoniche, call center, information tecnology). I sindacati chiedono dunque a Draghi di intervenire ”per dipanare questa complicata situazione per il bene del Paese e delle lavoratrici e dei lavoratori occupati nel Gruppo Tim e nel settore, considerando il ruolo di protagonista che ha lo Stato in questa vicenda essendo il secondo azionista del Gruppo Tim ed il primo in Oper Fiber, ambedue coinvolte nel percorso di realizzazione della Rete unica”. Nell’incontro del 19 febbraio scorso l’Ad di Tim non è stato ancora in grado di fugare i dubbi circa la decisione di cessione della Rete, sottolineando anzi ”gli evidenti, a suo dire, vantaggi dell'operazione in termini di recupero di competitività commerciale dell'azienda”. Una eventualità , questa, ”sbagliata sotto ogni profilo”.
Giampiero Guadagni

( 14 febbraio 2022 )

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