Il contesto di sicurezza europeo profondamente cambiato, che colpisce tutti gli Stati membri in vari modi, richiede il rafforzamento della base tecnologica e industriale della difesa dell'Ue. "A questo proposito, è necessario che la Bei (Banca europea degli investimenti) svolga un ruolo più incisivo per far fronte alle urgenti necessità di investimento dell'Ue". È quanto si legge in una lettera indirizzata al premier polacco, Donald Tusk, al presidente del Consiglio europeo, Antonio Costa, e alla presidente della Bei Nadia Calviño, e firmata dai leader di 19 Stati membri, tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.
Nel testo si sottolinea la necessità di intraprendere un'azione decisiva per rafforzare la preparazione e le capacità di difesa dell'Europa nel suo complesso e la sua base industriale di difesa oltre che le capacità di "affrontare le minacce ibride, come la messa in sicurezza delle infrastrutture critiche". In particolare, si chiede alla Bei di rivalutare l'elenco delle attività escluse dalla sua politica di prestiti, in modo che l'elenco abbia "una portata il più possibile limitata", per essere più allineata alle nuove priorità politiche dell'Ue.
In pratica, i leader suggeriscono inoltre di adattare la politica dei prestiti per aumentare il volume dei finanziamenti disponibili nel settore della sicurezza e della difesa e di esaminare l'emissione di debito a destinazione vincolata per finanziare progetti di sicurezza e difesa. Oltre all'Italia, i firmatari della lettera sono Francia, Germania, Finlandia, Belgio, Croazia, Cipro, Repubblica ceca, Danimarca, Estonia, Grecia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Romania, Slovacchia, Spagna e Svezia. Dunque da banca per il clima a banca per la difesa. La Bei da tempo prova a non tradire ambizioni e obiettivi, ma il cambio di rotta politica degli azionisti - i governi- inevitabilmente induce a cambiare pelle. I finanziamenti della Banca europea per gli investimenti nel campo della sicurezza e della difesa nel 2024 è raddoppiato raggiungendo il miliardo di euro, e per il 2025 si prevede di raddoppiare ancora, portando a due miliardi il contributo per il settore. Il rendiconto delle attività del gruppo certifica un cambio di passo.
Già adesso, si legge nel rapporto sull’attività annuale dell’istituto di credito, "il gruppo Bei ha ampliato in modo significativo i suoi investimenti ammissibili in progetti a duplice uso", che ora includono la protezione delle frontiere, la mobilità militare, lo sminamento e la decontaminazione, lo spazio, la sicurezza informatica, le apparecchiature anti-jamming (l’attività di disturbo delle comunicazioni radio), la protezione dei fondali marini e delle infrastrutture critiche, edifici militari, la ricerca e sviluppo e i droni. Tra gli esempi concreti offerti a titolo di dimostrazione vengono sottolineati il finanziamento di satelliti a duplice uso in Polonia, gli ammodernamenti dei porti per soddisfare le esigenze delle navi Nato in Danimarca e gli investimenti da parte del Fondo europeo per gli investimenti (Eif) in fondi di investimento privati dedicati. "Ci siamo preparati a sostenere le priorità dell’Ue in questo nuovo mandato politico", riassume Nadia Calviño, presidente della Bei, nel presentare i risultati annuali.
Come sta lavorando la Banca europea per gli investimenti, dunque, non sorprende: si tratta di dare seguito al mandato politico che nell’agenda prevede una rinnovata e maggiore attenzione per la difesa. "Non siamo un ministero della Difesa, siamo una banca per gli investimenti. Stiamo rispettando il nostro mandato ampliando i finanziamenti in difesa e l’ammissibilità dei progetti". L’intenzione, spiega, è continuare senza mettere a rischio la nostra capacità finanziaria e quindi il rating di tripla A.
Non manca ovviamente la sostenibilità. Nella legislatura europea appena iniziata continua a trovare spazio e il Green Deal, come in quella conclusa a maggio scorso. "Quasi il 60% di tutti i finanziamenti del gruppo Bei sostiene la transizione verde, l’azione per il clima e la sostenibilità ambientale", recita la relazione, in cui si intende rassicurare circa le intenzioni di "mantenere un obiettivo del 60% in finanziamenti verdi" anche nel 2025, anno in cui sicurezza europea e industria per la difesa restano comunque un imperativo della Banca. Sulla transizione verde Calviño vuole essere chiare: "Vogliamo che il Green Deal diventi una storia di successo", sottolinea nella conferenza stampa convocata per presentare i dati 2024. "Lotta ai cambiamenti climatici e competitività sono due facce della stessa medaglia".
Rodolfo Ricci