Dai dazi reciproci alla pausa "reciproca", per citare una fonte europea, in meno di ventiquattrore. L'Europa ha risposto prontamente alla mano tesa di Donald Trump sulle tariffe con una decisione equivalente, ovvero sospendendo per 90 giorni le contromisure approvate nella giornata di mercoledì. Ursula von der Leyen ci ha pensato giusto una notte. Poco dopo mezzogiorno e dopo aver saggiato gli umori dei 27, la presidente della Commissione ha deciso: "Vogliamo dare una possibilità ai negoziati", ha sottolineato, rimarcando come si tratti solo di una sospensione: "Se i negoziati non saranno soddisfacenti, scatteranno le nostre contromisure. Tutte le opzioni sono sul tavolo". Cautela, ma comunque ottimismo.
Dopo la calma commerciale decretata dal presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, e la messa in pausa dei dazi, l’Europa degli Stati ora invita la Commissione Ue a lavorare per trovare la soluzione desiderabile. "Serve un buon accordo", sottolinea Andrzey Domanski, ministro delle Finanze della Polonia, a margine dei lavori dell’Eurogruppo informale ospitato dalla presidenza polacca del Consiglio dell’Ue. La questione è tutta qui, nella natura "buona" di un’intesa tutta da negoziare. "Dobbiamo usare questi 90 giorni in modo saggio", ribadisce spiegando quella che è la linea europea.
Lo stesso Domanski, il presidente dell’Eurogruppo, Paschal Donohoe, il ministro delle Finanze spagnolo Carlos Cuerpo, il ministro delle Finanze tedesco Jorg Kukies, tutti quelli che si fermano con la stampa confermano pieno sostegno alla Commissione europea per negoziare con la Casa Bianca. Per tutti però la specifica è la stessa: "Se non vedremo impegno o buona volontà dovremo difendere la nostra economia e le nostre imprese". Un altro modo di ribadire quella via graduale già definita secondo cui prima si tenta la via negoziale, restando pronti ad agire.
In questa risposta arriva il suggerimento tedesco all’esecutivo comunitario. Di fronte alle ipotesi di colpire il settore delle big-tech, Kukies ricorda come "in molte aree dei servizi digitali non ci sono alternative sufficienti all’offerta degli Stati Uniti". Un invito alla prudenza, a risposte mirate che evitino cosi di infliggere danni a sé stessi, e alle riforme del caso. Per il ministro delle Finanze tedesco "dovremmo digitalizzare l’Europa per diventare più capaci di resistere agli stress e avere alternative". Ad ogni modo Berlino intende seguire da vicino le attività di Bruxelles. "Ci coordiniamo molto da vicino e molto vicino con Sefcovic", commissario per il Commercio che ""è il nostro negoziatore", aggiunge Kukies.
La situazione resta complessa anche perché, ha osservato una fonte europea, a dispetto dell'Ue - per la quale tratta Sefcovic - nessuno Oltreoceano ha un vero mandato a negoziare. In agenda, al momento non è fissato alcun incontro faccia a faccia tra il commissario Ue al Commercio e il suo omologo. E di un contatto tra von der Leyen e Trump non c'è ancora traccia. A Washington volerà Giorgia Meloni e nessuno, a Palazzo Berlaymont, ha pensato che sia un problema. Ma c'è un'appendice: a trattare, sui dossier commerciali, è la Commissione. Bruxelles ha giudicato la distensione di Trump un passo importante, ma non si fida e non smetterà di preparare le contromisure, incluso lo strumento anti-coercizione. Nel frattempo, continua ad allargare la sua rete. In un colloquio con il presidente degli Emirati Arabi Mohamed bin Zayed Al Nahyan, von der Leyen ha concordato il lancio dei negoziati per un accordo di libero scambio focalizzato, tra l'altro, su rinnovabili e materie critiche.
Mentre sull'intesa Ue-Mercosur Bruxelles sta "dialogando" con i Paesi più reticenti, Francia e Italia prima di tutto. La proposta finale, con le revisioni richieste, sarà presentata in estate. Poi c'è la Cina. A Bruxelles stanno notando un lieve cambio di atteggiamento di Pechino. I canali sono stati riaperti, l'obiettivo - viene spiegato - "è migliorare i rapporti commerciali" con il colosso asiatico. In estate il summit Ue-Cina potrebbe sancire il mutamento di passo. Con un'incognita: la richiesta di Trump all'Ue, al tavolo negoziale, di imporre nuove tariffe anti-cinesi. "Cosa accadrà alla fine dei 90 giorni? Sono molto più preoccupato di cosa potrebbe succedere tra 90 minuti...", ha ironizzato il portavoce Ue per il Commercio Olof Gill.
Però resta il fatto che i leader dell'Unione europea stiano pianificando una visita in Cina a fine luglio per un summit con il presidente Xi Jinping, a conferma della volontà di Bruxelles di migliorare i rapporti a fronte delle rinnovate minacce tariffarie statunitensi sotto l'amministrazione di Donald Trump. Citando cinque fonti, il South China Morning Post, ha riferito che, pur in assenza di date, l'incontro è destinato a violare il protocollo abituale delle relazioni bilaterali, in quanto segue l'ultimo vertice si è tenuto in Cina, a dimostrazione dell'urgenza dell'Ue di discutere di commercio.
Rodolfo Ricci