Giovedì 25 aprile 2024, ore 9:02

Guerra 

Effetto “cap” sui prezzi: giù nonostante esploda gasdotto russo

Non sarà la panacea di tutti i mali, ma contro la speculazione sembra già aiutare. All'indomani del travagliato accordo al tavolo del Consiglio dei ministri dell'Energia europei, l'effetto 'price cap' si è fatto subito sentire sui mercati, con i prezzi del gas sulla borsa di riferimento di Amsterdam che per qualche ora hanno toccato i livelli più bassi da giugno, anche sotto i 100 euro a megawattora. A rovinare la festa dell'Ue però ci si è messa di mezzo un'esplosione che ha squarciato il gasdotto Urengoy-Pomary-Uzhhorod, che dalla Siberia trasporta il gas naturale giù per 4500 chilometri fino all'Ucraina e poi in Europa. E poi Mosca, che è tornata a fare la voce grossa minacciando l'Europa di chiudere tutti i rubinetti. Minacce che tuttavia Bruxelles ha continuato a schivare, rilanciando invece il suo lavoro per tagliare i consumi e la sua intenzione di procedere a tambur battente sugli acquisti comuni di gas. In attesa dell'ormai prossima riforma del mercato elettrico che in questi giorni dovrebbe prendere forma a palazzo Berlaymont.

Terminati i festeggiamenti per l'intesa politica ormai messa al sicuro dall'Ue tutti i riflettori erano puntati sui mercati. L'impresa di restare intorno alla soglia psicologica dei cento euro è stata vanificata dall'esplosione che ha colpito la sezione della pipeline siberiana, provocando anche tre vittime tra gli operai che erano al lavoro nel distretto russo di Vurnarsky, nella Repubblica di Chuvash, a circa 680 chilometri a est di Mosca. Un'esplosione che, insieme ai timori di possibili interruzioni delle forniture, ha subito alimentato anche una fiammata dei prezzi, con i future Ttf che si sono impennati brevemente del 6,6%, a quota 115 euro, prima però di tornare a scendere. E certificare così l'azione del 'price cap' contro gli speculatori e il caro energia.

Un effetto calmierante che però continua a provocare le ire di Mosca, da dove il vicepremier russo con delega all'Energia, Alexander Novak, è tornato a lanciare strali contro il Vecchio Continente, reo di aver preso una "decisione politica e non di certo economica". Una strada che, ha rivendicato, può mettere l'Europa con le spalle al muro per "mancanza di forniture" dalla Russia in quel futuro prossimo durante il quale, ha ammesso anche il vicepresidente Ue, Maros Sefcovic, il potenziale deficit di gas da dover colmare - nei numeri dell'Agenzia internazionale dell'Energia (Iea) - si concretizza in "circa 30 miliardi di metri cubi".

Un rischio davanti al quale Bruxelles è decisa a continuare la sua controffensiva. Fatta, ora che quasi tutti sono soddisfatti per l'intesa raggiunta sul cap, soprattutto di tagli dei consumi - già arrivati in media al 20,1%, con l'Italia intorno al 15% -, spinta alle rinnovabili e acquisti congiunti di gas. Alla prima tavola rotonda della piattaforma per gli acquisti presieduta da Sefcovic e dai servizi della Direzione generale Energia dell'esecutivo Ue hanno risposto presente trentadue aziende, tra le quali anche Snam. Tutto insomma lascia presagire che la risposta dell'industria possa farsi più forte.

Rodolfo Ricci

( 21 dicembre 2022 )

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