Giovedì 18 aprile 2024, ore 11:01

Europa 

L’Ue deve togliere i veti nazionali per affrontare sfide globali 

Il motore Diesel dei negoziati europei alla fine arriva a un risultato sulla guerra del gas innescata dall'invasione russa dell'Ucraina: gli acquisti effettuati 'come un singolo compratore' per il gas. Che non rappresentano l'embargo alla Russia, il 'tetto' ai prezzi o la tassazione dell'import che in molti auspicano, ma comunque potrebbero calmierare i prezzi e danno un segnale di unità mentre si cerca di trovare l'accordo sull'embargo al petrolio di Putin. Il tema dei nuovi strumenti della Ue è stato centrale alla tavola rotanda "Europa crocevia della nuova globalizzazione", oraganizzato dalla Cisl in occasione del suo XIX Congresso confederale. Il segretario generale, Luigi Sbarra, ha introdotto il dibattito chiedendo che la politica nazionale economica, occupazionale, di coesione sia collegata alla dimensione europea. Il motto è chiaro: allontanarsi dalle logiche delle lobby finanziarie e puntare sul inclusione. "Il Recovery fund - ha ricordato - è una sfida da vincere, senza dimenticare anche i fondi strutturali. L’Europa ha potuto contare su questi strumenti per affrontare la pandemia e le conseguenze della guerra contro l’Ucraina ma bisogna rendere il NextGenerationEU strutturale per costruire nuove opportunità di lavoro". Certo senza dimenticare una rinegozazione del Patto di stabilità e magari un fondo per superare la grande crisi energetica. "L’Europa deve cambiare pelle ed inserire nel proprio codice genetico inclusione, sicurezza e dignità lavoristica contrastando le delocalizzazioni predatorie".

Sulla stessa linea la vice presidente del Parlamento europeo, Pina Picierno, che ha evidenziato le differenze nella risposta europea rispetto alla crisi finanziaria del 2018. "Ora serve una nuova globalizzazione e il modello cinese ha dimostrato che non può esistere benessere astratto senza un benessere sociale". Un monito: il conflitto in Ucraina voluto da Putin dimostra che non si possono fare affari con chi fa le guerre. Poi gli interventi dei responsabili dei dipartimenti internazionali di Cgil e Uil. Salvatore Marra ha ribadito che l’Europa deve essere sociale sulle libertà economiche, mentre l’austerità resta un modello da allontanare definitivamente. "Bisogna puntare su un lavoro di qualità e sul fatto che nei singoli paesi Ue si rispetti lo stato di diritto. Una condizione indispensabile come ci insegna la storia recente". D’accordo su questi punti, ha sottolineato Angelo Pagliara, a patto che l’Europa abbia come pilastro il principio di una retribuzione giusta. "È importante che si arrivi ad un cambiamento dei Trattati, anche se 13 Stati membri si sono per ora rifiutati e hanno messo il veto. Anche la proposta di Macron di una sorta di Europa a due velocità non sembra la soluzione più giusta".

Ma in sostanza l’Unione europea è attesa da tre sfide, indicate dal segretario generale della Ces, Luca Visentini. La prima riguarda la salute pubblica, dopo che la pandemia ha dimostrato lo smantellamento avvenuto in questi anni dei servizi pubblici. "Naturalmente salute e sicurezza nei posti di lavoro sono diritti fondamentali. Magari sarebbe opportuna una democratizzazione all’accesso ai vaccini". La seconda sfida per Visentini riguarda il modello economico, che deve essere al servizio delle persone. Con il NextGenerationEU si devono creare posti di lavoro e puntare ad un aumento dei salari. Infine, la guerra ha fatto pagare un prezzo molto alto a tutti. In primo battuta l’ invasione russa ha colpito duramente e in modo sconsiderato il popolo ucraino. Ma ha coinvolto tutti i lavoratori europei . "Quindi si rende necessario utilizzare non solo il NextGenerationEU ma anche il Sure, magari rifinanziandolo di nuovo".

Infine l’intervento alla tavola rotonda del sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega agli Affari europei , Vincenzo Amendola: "La pace la vinceremo perché è nel nostro Dna, nel Dna di un’Europa che costruisce soluzioni non a scapito di altri, che rifiuta i prepotenti, che sa che la pace è sempre un diritto dei più deboli". Anche per Vincenzo Amendola, bisogna cambiare le regole tra i 27 paesi membri della Ue, cambiare i Trattati, puntando anche su un rilancio del pilastro della coesione sociale. "Poi bisogna puntare a modificare il Patto di stabilità e su un utilizzo dello Sure, nato per l’emergenza occupazionale ma che può essere rifinanziato e utilizzato anche per altre emergenze".

Rodolfo Ricci

( 26 maggio 2022 )

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