Sabato 27 aprile 2024, ore 16:43

Francoforte 

Lagarde: l’ inflazione cala ma è presto per un taglio dei tassi  

È arrivata un’altra conferma. La Banca centrale europea lascia i tassi fermi ai livelli record per la terza volta consecutiva ma il percorso verso il primo taglio sembra accorciarsi. O almeno così la vede la maggior parte degli analisti mentre le Borse europee, non troppo convinte di una rapida inversione di tendenza, chiudono deboli dopo la decisione di Francoforte, riducendo le perdite solo grazie alla spinta di Wall Street e del Pil Usa, che ha fatto ripartire le scommesse su una taglio dei tassi della Fed già a marzo. La decisione della Bce di lasciare il tasso principale al 4,50%, quello sui depositi al 4%, e quello sui prestiti marginali al 4,75% era ampiamente attesa. L'inflazione mantiene il suo trend in calo, spiega la Banca centrale, e quindi si confermano le valutazioni che hanno portato ad ottobre ad interrompere il ciclo di rialzi più rapido della storia, partito a luglio 2022. Attese erano anche le parole della presidente della Bce Christine Lagarde, che ha ribadito come sia "prematuro" discutere di un taglio dei tassi, un'opinione che raccoglie il "consenso" del Consiglio direttivo, ha spiegato. Più che le sue parole, stavolta ha invece colpito quello che non ha detto: non ha respinto con forza, come ha fatto nei mesi scorsi, le ipotesi sull'avvio della riflessione sul calo dei tassi. La svolta tanto attesa da famiglie, imprese e mercati potrebbe quindi arrivare anche prima dell'estate, unico riferimento temporale che la presidente aveva dato la scorsa settimana.

Ma l'anticipo del cambio di rotta già alla primavera resta, per il momento, soltanto un'ipotesi più rosea degli analisti che comunque continuano a scommettere su un primo taglio a giugno. Qualunque altra possibilità deve infatti fare i conti con i nuovi dati economici, attesi entro aprile, e con rischi sempre maggiori che potrebbero far risalire i prezzi e ostacolare il ritorno alla normalità. Se da un lato l'economia sembra reggere, con una debolezza in avvio di anno a cui seguirà una ripresa, sulle prospettive a medio termine incombono nubi sempre più dense. Lagarde spiega che la situazione più osservata da Francoforte è quella in Medio Oriente, dove il conflitto che si è allargato al Mar Rosso potrebbe far risalire i prezzi di energia e trasporti, interrompendo di nuovo il commercio globale. Per questo la prudenza è d'obbligo, e la Bce resta "dipendente dai dati". Quelli più importanti ai fini delle prossime decisioni saranno i numeri sull'evoluzione dei salari, perché capaci di orientare l'inflazione più di altri fattori.

Arriveranno a fine aprile, quindi anche la prossima riunione del consiglio direttivo, il 7 marzo, non avrà un quadro completo. Al momento, ha spiegato Lagarde, la temuta spirale prezzi-salari non c'è stata, e gli aumenti degli stipendi sono stati assorbiti dai maggiori profitti che le aziende hanno realizzato in questi anni di prezzi alle stelle. L'inflazione a dicembre è calata al 2,9%, e se tutto si mantiene secondo le previsioni proseguirà il suo cammino per raggiungere il target del 2% nel 2025. Intanto lo stop della Bce sta già spingendo al ribasso i costi dei mutui e fa ripartire le richieste. Secondo l'osservatorio MutuiOnline.it, da ottobre i tassi medi fissi sono calati di 73 punti base (dal 4,08% al 3,35%), e attualmente sul mercato è possibile trovare tassi addirittura al 3,10%, e al 2,70% per i mutui green. Rispetto all'ultimo trimestre dell'anno scorso, gli importi medi richiesti sono aumentati dell'8,3%, passando da 129.851 a 140.692 euro e si registra una leggera diminuzione del reddito medio dei richiedenti (da 2.968 euro a 2.913 euro).

Ma cosa succede dall’altra parte dell’Atlantico? L'economia americana corre mostrando una resilienza inattesa di fronte all'aggressiva campagna di rialzi dei tassi di interesse portata avanti dalla Fed, e soprattutto allontanando lo spettro di una recessione. Il pil nel quarto trimestre è cresciuto del 3,3%, meno del 4,9% dei tre mesi precedenti ma oltre le attese degli analisti. Il 2023 si chiude così con un balzo del 2,5% (del 3,1% se misurato dalla fine del 2022 alla fine del 2023), superiore quindi al +1,9% del 2022. Seppur a una velocità inferiore, la crescita dovrebbe continuare anche nel 2024 sostenuta dagli attesi tagli del costo del denaro della banca centrale.

Anche la Fed si appresta a lasciare invariati i tassi ai massimi degli ultimi 22 anni alla riunione del 30 e 31 gennaio, ma la partita è poi aperta. La banca centrale ha stimato tre tagli quest'anno e potrebbe iniziare già in marzo anche se le chance, al momento, sono limitate di fronte a un'economia che continua a correre, un'inflazione che rallenta e un mercato del lavoro che, a dispetto delle attese, si mantiene solido. Molto più probabile, secondo gli analisti, che l'allentamento della politica monetaria inizi nella seconda metà dell'anno.

Rodolfo Ricci

( 26 gennaio 2024 )

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