Martedì 30 aprile 2024, ore 0:54

Lussemburgo 

Riforma del Patto di stabilità: ancora distanti le posizioni dei Paesi 

Posizioni lontane sulla riforma del Patto di stabilità e crescita all’Eurogruppo. Oggi al consiglio Ecofin a Lussemburgo si inizierà a lavorare su una "zona di atterraggio" per cambiare la governance economica entro fine anno. Ma le posizioni sono ancora distanti, in particolare su come trattare il calo del debito. E si raffreddano le ambizioni di Roma sullo scorporo temporaneo degli investimenti nella transizione. "Non c'è nulla di concordato. L'Italia è un Paese che lo ritiene importante, ma al momento non c'è alcun accordo", ha detto un diplomatico europeo. Alcuni Paesi sono estremamente titubanti, ha sottolinato: "Quando inizi ad avere una golden rule iniziano ad esserci altre eccezioni e ad allargarsi". Più in generale sul confronto all'Ecofin a Lussemburgo sulla riforma del Patto per la prima volta il negoziato entrerà nel vivo dopo le priorità e i nuovi impegni all'Ecofin a Santiago un mese fa. Ma a Lussemburgo ci sarà il primo negoziato a 27, con una situazione che appare ancora estremamente fluida.

La proposta della Commissione europea sulla revisione del Patto è chiara. E gli Stati Ue son già tutti d'accordo si vada per quella via, con dei piani pluriennali di spesa (4 anni estendibili di altri 3), che saranno concorderanno con l'esecutivo comunitario, tenendo conto di una traiettoria fiscale in modo che il debito scenda e sia sostenibile nel medio periodo. La complicata revisione delle tre parti legislative della riforma è stata già messa a punto in larghissima parte dagli sherpa dei 27. Ma metter nero su bianco le poche righe sull'intesa politica rispetto alle garanzie sui conti pubblici si è rivelato uno sforzo improbo. Con la solita contrapposizione tra Paesi frugali e quelli ad alto debito. Tutti i punti del negoziato cruciale sono collegati e connessi, e come sintetizza un diplomatico a Bruxelles "non c'è un tema sul quale sia certa un'intesa fino a quando non ci sarà un accordo su tutto".

Sul tavolo ci sono innanzitutto appunto i vincoli sul calo del debito, per cui la Germania (ma non solo) ha chiesto numeri certi: si discute se il nuovo Patto dovrà cioè fissare o meno delle percentuali di riduzione, e quali. Se dovrà essere già nell'arco del piano, o dopo i sette anni. Viene posto poi il tema di come trattare i Paesi più indebitati, perché quelli che han tenuto i conti più sotto controllo non siano costretti a tirar la cinghia come se avessero il debito alle stelle. La proposta della Commissione già vorrebbe un aggiustamento di bilancio dello 0,5% l'anno per i Paesi che superano il tetto del deficit al 3% del Pil, finché il disavanzo non torni sotto la soglia critica.

Per la Francia si tradurrebbe in tagli lacrime e sangue e si cerca una via per moderar l'impatto: il tema rientra nella parte sulla "sostenibilità" delle nuove regole, accanto a quella sulla "credibilità" degli aggiustamenti fiscali. Se lo scorporo degli investimenti per il Pnrr che chiede l'Italia non sembra aver grande sostegno, sembra invece vi sia una generale convergenza che il nuovo Patto tenga conto degli investimenti nella difesa, in particolare sulle procedure per disavanzo.

Rodolfo Ricci

( 16 ottobre 2023 )

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