In attesa di sedersi al tavolo con l’azienda ed il governo - l’incontro è fissato per domani al ministero dello Sviluppo Economico - i sindacati riuniscono in assemblea i lavoratori dello stabilimento napoletano di Whirlpool e mandano un messaggio chiaro: non accetteremo imposizioni.
Da venerdì, da quando cioè la multinazionale americana ha comunicato la decisione di cedere la fabbrica, i lavoratori fanno i turni, notte e giorno, per garantire il presidio. Se Whirlpool dovesse lasciare, senza peraltro che sia ancora definito il profilo di un eventuale acquirente, i posti a rischio sarebbero 420. ”Nessuno può mettere una croce rossa su questo stabilimento - attacca Alessandra Damiani, segretaria nazionale della Fim, di fronte all’assemblea - c'è un accordo ancora valido. In questa vicenda è in gioco la dignità di persone che hanno lavorato tutti i giorni con impegno. Dal 2015 Whirlpool - ricorda Damiani - vive una storia di riorganizzazione e ristrutturazioni, non possono permettersi di prenderci in giro con storie di riconversione di questo stabilimento. Saremo tutti uniti in questa battaglia, vogliamo lavoro e non ammortizzatori sociali”.
La mobilitazione si è estesa anche agli altri stabilimenti. ieri si è svolto il primo dei due scioperi proclamati a Fabriano a sostegno della vertenza dei colleghi di Napoli. Stesso copione a Comunanza, in provincia di Ascoli Piceno, dove da tempo l’orario si è ridotto alla metà delle ore previste: i lavoratori ieri sarebbero dovuti rimanere a casa, ma hanno voluto esserci per esprimere la loro solidarietà.
( Articolo integrale domani su Conquiste Tabloid )