Lunedì 28 luglio 2025, ore 15:20

Economia 

Fmi: l'Italia tiene, mercato del lavoro solido 

Un risultato di bilancio migliore del previsto nel 2024 che ha fatto concludere l'anno con deficit e debito inferiori alle stime. E un'attività economica ”resiliente” di fronte alla sfida dei dazi, grazie agli investimenti col Pnrr e a un ”solido mercato del lavoro”. Questa è la fotografia con cui il Fondo monetario internazionale cattura la situazione dell'Italia nella sua consultazione bilaterale nei primi mesi di un 2025 segnato dai dazi di Trump. Ma senza nascondere le difficoltà sullo sfondo: a partire dai rischi di un'escalation commerciale e dal quadro geopolitico. E nel quadro più ampio di un'economia che necessiterebbe di una robusta iniezione di innovazione per far fronte a una crisi di produttività e crescita che va avanti da due decenni. E di mantenere alta la guardia sul debito pubblico, per metterlo "su una chiara traiettoria discendente": il Fmi si aspetta che continui a crescere fino al 138,5% del Pil nel 2027, quando il Governo punta su un'inversione di tendenza. La crescita, anzitutto: è ”moderata” con il Pil cresciuto dello 0,7% nel 2024 e atteso salire dello 0,5% quest'anno, per poi accelerare allo 0,8% l'anno prossimo e frenare di nuovo a 0,6% il successivo, col venir meno degli aiuti europei del Pnrr.
Dunque, l’economia è ”rimasta resiliente” in un periodo difficile vista l'importanza dell'export delle imprese italiane. Attenzione, però, dice il Fmi: i rischi "sono al ribasso". Un'inasprimento dei dazi (dato quasi per scontato nell'attuale negoziato Usa-Ue) "potrebbe ridurre la crescita indebolendo la domanda esterna e gli investimenti privati". Fondamentale la messa a terra del Pnrr, ”accelerata dopo i ritardi iniziali, anche se con una spesa significativa ancora da portare a termine”, da realizzare sia sugli investimenti sia sulle riforme. Il Fondo monetario internazionale nota che la crescita italiana resta ”fra le più basse” nell'area euro, e dà la colpa al ”contributo debole della produttività totale dei fattori e del capitale”, contraddicendo la narrazione sulla bassa produttività del lavoro. Senza fare nulla, complice anche l'invecchiamento della popolazione, la crescita potenziale dell'Italia finirebbe su un livello compreso fra zero e lo 0,4% fra 15 anni. Le sole riforme del Piano Draghi aumenterebbero la crescita potenziale di oltre 0,2 punti percentuali l'anno" in un orizzonte decennale. Anche sui conti pubblici, la valutazione del Fmi è un mix di apprezzamento per la tenuta e invito a non sottovalutare i rischi di lungo termine. Non manca il riferimento al saldo corrente tornato positivo nel 2024 nonostante lo shock energetico e al miglioramento della posizione netta sull'estero al 15,3% del Pil, deus ex machina del miglioramento dei rating. Per gli esperti dl Fmi ”la altre misure incluse nella legge di bilancio 2025 contribuiranno a rafforzare ulteriormente la performance positiva nei prossimi anni. Tuttavia se il deficit è più che dimezzato nel 2024, per il Fmi il debito "resta alto" ancorché su una traiettoria meno alta rispetto alle previsioni precedenti. I tecnici del Fondo raccomandano di continuare a risanare i conti ”raggiungendo un surplus primario del 3% entro il 2027”, più del doppio del Psb italiano, ”per ridurre in modo decisivo il debito e contenere le vulnerabilità”. Nel medio e lungo termine, infatti, le analisi del Fmi dicono che i rischi di stress sul debito sono alti con ”elevata probabilità che non si stabilizzi”. Una valutazione complessiva parla di rischi soltanto ”moderati” grazie al paracadute della Bce, all'elevata durata media dei Btp, all'appetito delle famiglie per i bond governativi e a un legame attenuato fra banche e debito sovrano.
Giampiero Guadagni

( 23 luglio 2025 )

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