È sempre tempesta sui mercati nel primo giorno della settimana che segue l'annuncio sui dazi di Donald Trump e la risposta della Cina, mentre l'Ue sta mettendo a punto una strategia di reazione. L'onda dei ribassi è partita da oriente, con Shanghai in calo di quasi il 4,5% in apertura e di oltre il 7,3% in chiusura, Hong Kong in ribasso del 12% e Tokyo di oltre il 7,8% in chiusura. Non va meglio in Europa. Dopo un avvio apparentemente tranquillo a Milano e Parigi dovuto al fatto che la maggior parte dei titoli non riusciva a fare prezzo per eccesso di ribasso, appena il quadro è stato più chiaro il calo è stato di oltre il 6% nelle due piazze di Euronext, mentre a Francoforte ha toccato il 9%.
E Bruxelles? Rispondere, ma senza forzare la mano, e creare nuove alleanze, anche inedite, per mettere sotto pressione gli Stati Uniti e produrre un effetto boomerang tale da costringere il presidente Usa a fare retromarcia sui dazi imposti all’Ue e non solo. La strategia c’è e inizia a delinearsi. In un club a dodici stelle preoccupato al punto da dedicare alle relazioni trans-atlantiche la riunione dei ministri responsabili per il commercio, la linea è tracciata e serve solo l’accordo, esattamente quello che si è cercato nella riunione in Lussemburgo. E’ la Svezia a svelare le carte in tavola. "I contro-dazi Ue devono essere ben mirati e proporzionati", evidenzia Benjamin Dous, ministro per il Commercio con l’estero di Stoccolma. E’ questa la precondizione di una risposta che deve mirare a costringere Washington e l’amministrazione Trump a tornare sulle decisioni prese e mettere la Casa Bianca in un angolo.
"Quando nei prossimi giorni Ue, Canada e Cina imporranno contro-tariffe la pressione sugli Stati Uniti aumenterà", continua Dous, che lascia intendere come uno degli effetti prodotti da Trump e le sue stesse scelte è spingere la Repubblica popolare cinese, che l’Europa considera ostile e nemica, tra le braccia dell’Europa. "Certo, restano questioni importanti da risolvere quali le condizioni di reciprocità, ma è fuori dubbio che la Cina resta un partner commerciale importante", conferma la ministra per il Commercio con l’estero dei Paesi Bassi, Reinette Klever.
L’obiettivo finale è e resta una soluzione amichevole e concordata. E’ la linea prevalente attorno al tavolo. "Non possiamo essere noi quelli che portano la guerra commerciale su un livello più elevato", la linea espressa dal ministro della Lettonia che, a ben vedere, è la stessa della presidenza polacca di turno del Consiglio Ue. “Fin qui l’approccio è stato: ‘prima agiamo e poi discutiamo’, ci piacerebbe invertire il paradigma“, sottolinea Michał Baranowski, sottosegretario per lo Sviluppo economico della Polonia.
E’ questo, con ogni probabilità, l’indicazione che i 27 daranno alla Commissione europea. Certo è che malumori in Europa non mancano, e quello tedesco è uno dei principali. Robert Habeck, ministro uscente dell’Economia della Germania, commenta le dichiarazioni di Elon Musk, che ora immagina un’area di libero scambio Ue-nord America a dazi zero: "E’ segno di debolezza e di paura. Forse dovrebbe recarsi da Trump e dirgli che prima di parlare di dazi deve risolvere questo pasticcio che ha creato".
Poi c’è la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen: "Ho parlato con i leader europei dell'industria siderurgica e metallurgica per conoscere il loro punto di vista sull'impatto dei dazi statunitensi. Questo ci aiuta a definire una risposta efficace da parte dell'Ue. Resteremo in stretto contatto per garantire che i loro interessi, i nostri interessi, siano tutelati".
Rodolfo Ricci