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Il caso

Sacchetti-bio, il sì dei sindacati: migliorano l’ambiente e favoriscono un’economia sostenibile

di Sara Martano

Nasce a Terni, da amido di mais e oli vegetali trasformati nel cosiddetto Mater-Bi, la materia prima alla base dei nuovi sacchetti biodegradabili ultraleggeri introdotti per legge, dal primo gennaio, nei supermercati di tutta Italia. A produrla è la Novamont, azienda chimica italiana nata nel 1989 dal gruppo Montedison e oggi specializzata in bioplastiche biodegradabili e compostabili, sviluppate attraverso 25 anni di ricerca e realizzate attraverso una filiera integrata che coinvolge, oltre al sito ternano, anche quelli del gruppo di Patrica (Frosinone) e di Adria (Rovigo). “Ma è dallo stabilimento di Terni, il più storico, che esce il nostro prodotto finale, cioè il polimero di Mater-Bi, creato con elementi di origine vegetale e capace, una volta arrivato alla fine del suo ciclo vitale, di tornare alla terra come parte del ciclo naturale” spiega Andrea Di Stefano, responsabile dei progetti speciali della Novamont.

Oggi la capacità produttiva del gruppo - che conta in totale circa 650 dipendenti, di cui 130 a Terni - è di 100mila tonnellate annue. “Dopo i 700 milioni di euro investiti complessivamente negli ultimi 10-15 anni - continua Di Stefano - nel 2017 abbiamo avviato nuovi investimenti tecnologici anche su Terni e confidiamo di proseguire sulla strada dello sviluppo per effetto della domanda non solo italiana.

In Italia, al momento, l’introduzione dei sacchetti a pagamento è accompagnata dalle polemiche, definite da Nora Garofalo, segretaria generale della Femca Cisl “assolutamente strumentali”. “Si è montato un caso assurdo che porta in sè moltissime contraddizioni - continua Garofalo -. Grazie all’uso di questi sacchetti, infatti, verrà ridotto moltissimo l’uso di plastiche tradizionali e l’ambiente ne gioverà, riducendo anche i costi di bonifica dei territori”.

“Inoltre - sostiene Sergio Cardinali della Filctem Cgil - la Novamont è campione internazionale indiscusso sul fronte della ricerca e di nuovi brevetti. E’ un’azienda capace di produrre una buona alternativa per recupero di siti produttivi industriali fortemente inquinati presenti anche nel nostro Paese. I rincari per i sacchetti, calcolati intorno ai 5-7 euro a famiglia l’anno, sono poi ben poca cosa rispetto a quelli dell’energia, gas e petroli previsti per quest’anno, forse su questo bisognerebbe invece porre una certa attenzione”.

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( 5 gennaio 2018 )

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