Sabato 27 luglio 2024, ore 10:55

Bruxelles 

Berlino frena sul Patto di stabilità e chiede più equilibrio sui debiti 

Equilibrio, ragionevolezza, stabilità fiscale. In tre parole Olaf Scholz, davanti alla Plenaria dell'Eurocamera, ha concretizzato la frenata della Germania sulla riforma del Patto di Stabilità. Il Bundeskanzler, ospite d'eccezione della Festa dell'Europa a Strasburgo, si è soffermato solo in sede di replica sullo spinoso tema della governance economica. Ma le sue parole non sono passate inosservate. "Non vogliamo far precipitare nessuno nella crisi dell'austerity, ma ciò non significa che non sia importante limitare l'indebitamento. Un aumento incontrollato dei debiti non è una riposta alle crisi", ha sottolineato, mostrando al Pe una posizione che è molto simile a quella del suo ministro delle Finanze, il liberale Christian Lindner. Chi - in realtà molto pochi - a Bruxelles pensava che il dibattito sulla nuova governance economica fosse in discesa si sarà già ricreduto.

Anche perché alle riserve reiterate di Berlino vanno aggiunti i malumori che serpeggiano, a macchia di leopardo, in diverse cancellerie europee. L'Italia, ad esempio, ha già manifestato le sue perplessità sul fatto che il nuovo Patto, sebbene forgiato per un rientro del debito più flessibile e adeguato ai singoli Paesi, non prevede lo scorporo degli investimenti per il Green Deal e la difesa. Un dibattito nel quale Maros Sefcovic, parlando a nome della Commissione, ha spiegato tutta l'urgenza dell'intesa. "È nel nostro interesse, perché darebbe sicurezza agli investitori e ai mercati finanziari", ha sottolineato il vice presidente dell'esecutivo europeo. Le partita per il Patto di Stabilità, nella strategie italiana, è legata con la possibilità di avere massima flessibilità nell'utilizzo dei fondi del Next Generation Ue, con l'opzione di trasferire parte dei progetti alla programmazione di Coesione.

Le modifiche al Pnrr italiano non arriveranno prima dell'estate e, nel frattempo, la trattativa tra l'Ue e Roma sull'ok della prima alla terza tranche di risorse non si è sbloccata, nonostante la deadline del 30 aprile sia stata ampiamente superata. Il rischio, tuttavia, è che il Pnrr entri in un cul de sac non nel brevissimo periodo ma nell'attuazione dei target entro il primo semestre, quando da Roma dovrebbe teoricamente arrivare la richiesta per la quarta rata di pagamenti ex Recovery. Scholz si è tenuto alla larga dal dossier, evocando "un'Europa allargata, aperta, e riformata" e delineando una sensibile diversità di veduta da Emmanuel Macron. "Chi è nostalgico del sogno della superpotenza europea, chi sogna megalomanie del passato, resta nel passato e sbaglia", ha puntualizzato, forse non a caso, il cancelliere tedesco. Dicendosi pienamente d'accordo con Ursula von der Leyen in una strategia verso la Cina basata sulla riduzione del rischio e non sul disaccoppiando.

Poi, nel corso del dibattito, Scholz è stato più volte attaccato. Dal leader del Ppe Manfred Weber ma anche dai Verdi. E, in sede di replica, ha deciso di rispondere a tono. Ribadendo, ad esempio, l'obiettivo della neutralità climatica tedesca entro il 2045. E piantando i paletti di Berlino su un'eccesiva flessibilità dei conti.

Rodolfo Ricci

( 10 maggio 2023 )

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