"È chiaro che la Russia non vuole la pace, ma sta aumentando gli attacchi. Dobbiamo indebolire la sua macchina da guerra". A pochi giorni dal G7 e dopo due notti segnate dalla feroce offensiva aerea del Cremlino sull'Ucraina, l'Unione europea ha deciso di accelerare sull'atteso diciottesimo pacchetto di sanzioni, annunciato come uno dei più duro nei confronti di Mosca. In un rapido punto stampa e prima ancora di presentarlo ai 27, Ursula von der Leyen e Kaja Kallas hanno illustrato le nuove misure. Una su tutte: l'abbassamento del price cap al petrolio russo da sessanta a quarantacinque dollari a barile. Ma le sanzioni andranno a colpire anche il sistema bancario russo, nonché uno dei simboli delle ormai estinte relazioni tra Mosca e l'Europa: il gasdotto Nord Stream.
La mossa di Bruxelles ha una duplice finalità. Politica, innanzitutto: presentarsi al G7 in Canada, domenica sera, con un pacchetto di sanzioni già sul tavolo potrebbe ridurre le perplessità di Donald Trump, che finora sulle nuove misure contro Vladimir Putin è apparso lontano dal via libera, nonostante l'iniziativa del senatore repubblicano Lindsey Graham. C'è, poi, una motivazione procedurale: la rapidità delle scelte di Paesi del G7 come Usa, Gran Bretagna o Canada può essere quella di una Unione chiamata a trovare un'intesa tra 27 capitali. L'obiettivo della Commissione è arrivare ad un via libera al diciottesimo pacchetto prima del Consiglio europeo di fine giugno e con in cassaforte il semaforo verde di Washington.
A Palazzo Berlaymont sono infatti consapevoli che, soprattutto sul tetto al prezzo del petrolio, è essenziale il coordinamento con i Grandi della Terra, a partire dagli Stati Uniti. L'abbassamento del price cap non è una scelta semplice, per Bruxelles. Coinvolge, infatti, diversi Paesi terzi a cominciare da Cina e India. La prima è stretta alleata di Mosca. Con la seconda, complice il nuovo quadro commerciale globale, l'Ue invece sta alzando il livello delle relazioni. Basti pensare che l'annuncio delle nuove sanzioni è arrivato poco dopo l'incontro di von der Leyen con il ministro degli Esteri indiano S. Jaishankar. Il price cap va infatti a colpire il costante aggiramento delle sanzioni dirette al petrolio russo messo in atto dai Paesi terzi con la complicità di diverse capitali europee: se uno Stato extra-Ue importa il petrolio russo non potrà rivenderlo a più di 45 euro a barile.
La stretta dell'Ue coinvolge anche la flotta ombra russa: altre 77 imbarcazioni usate per l'export del greggio russo entrano nella blacklist. Sarà inoltre ufficialmente vietato l'uso dei gasdotti Nord Stream 1 e 2, che uniscono Russia e Germania. Il diciottesimo pacchetto punta anche al bando quasi totale di Mosca dal sistema finanziario globale, chiudendo le porte di del sistema Swift ad altre 22 banche russe e vietando le transazioni anche agli intermediari che hanno finora aiutato Putin ad eludere le sanzioni occidentali. Le nuove misure, senza il cappello del G7, avranno una portata certamente minore.
Ma von der Leyen punta a portare a bordo anche Trump, con la sponda di Volodymyr Zelensky, invitato nella seconda giornata del summit delle Montagne Rocciose canadesi. Ma la Commissione ha davanti una strada in salita anche all'interno dell'Ue. Il premier slovacco Robert Fico, nei giorni scorsi, si è aggiunto all'ungherese Viktor Orban nella fronda filo-russa sulle sanzioni. Bratislava e Budapest, a lungo quasi totalmente dipendenti dall'energia russa, non hanno intenzione di capitolare anche per ragioni politiche. E solo un via libera di Trump potrebbe ammorbidire le loro posizioni. Di contro, la Polonia, i Nordici e i Baltici spingono per una rapida approvazione della stretta.
Rodolfo Ricci