Venerdì 26 aprile 2024, ore 2:42

Guerra 

Usa: il Pil torna a crescere e la Fed va avanti sul rialzo dei tassi 

La Locomotiva americana si rimette a correre nel terzo trimestre. Dopo essersi contratto nei primi sei mesi dell'anno (-0,6% nei secondo trimestre e -1,6% nei primi tre mesi), il Pil nel periodo luglio-settembre è cresciuto del 2,6%, sopra le attese degli analisti che scommettevano su un +2,4%. I consumi personali degli americani nel terzo trimestre sono saliti dell'1,4%, meglio delle attese ma in rallentamento rispetto al trimestre precedente. L'indice dei prezzi delle spese di consumo personali, il Personal Consumption Expenditure, nel periodo luglio-settembre è salito al 4,1%, mentre l'indice Pce core al 4,5%. Naturalmente, la segretaria al Tesoro americano Janet Yellen non vede segni di recessione a breve termine dell'economia Usa, in ripresa dopo sei mesi di contrazione, come evidenzia la crescita del pil nel terzo trimestre. "Non vedo ora segno di recessione nella nostra economia", ha detto alla Cnn, sottolineandone la forza, anche nel mercato del lavoro. Yellen ha tuttavia riconosciuto che "l'inflazione è molto alta, inaccettabilmente alta" e prevede che ci vorranno un paio di anni per abbassarla. In ogni caso, i dati sul Pil del terzo trimestre non sembrano in grado di cambiare la traiettoria della Fed che, la settimana prossima, dovrebbe alzare il costo del denaro di un altro 0,75%. Secondo diversi analisti, il ritorno alla crescita dell'economia statunitense spinge infatti tutta l'attenzione sull'inflazione allentando i timori di una recessione.

Molti osservatori sono comunque convinti che gli Stati Uniti scivoleranno in recessione nel 2023 con la stretta della Fed, per la quale l'atterraggio morbido sembra allontanarsi. Il paragone degli analisti va inevitabilmente con la Banca centrale europea. "Vediamo ancora il tasso terminale della Bce ben al di sotto di quello della Fed", afferma Charles Seville, Senior Director di Fitch in una nota di commento alle decisioni della Bce aggiungendo che "la dichiarazione che ha accompagnato la decisione della Bce di aumentare i tassi di riferimento dei previsti 75 punti base è suonata severa sull'inflazione, sebbene abbia anche sottolineato che avrebbe richiesto un approccio meeting by meeting". Riguardo alla stretta alle condizioni dei maxi-prestiti Tltro alle banche, Seville osserva che "rendere più costosi i termini dei prestiti 'Tltro' alle banche segnala la preferenza a iniziare a ridurre questa parte del bilancio più rapidamente, soprattutto quando aumenta il costo del pagamento degli interessi sulle riserve bancarie". Le scelte future di Francoforte, tuttavia, dipenderanno molto dalle nuove previsioni in arrivo alla riunione del 15 dicembre, quando ci si attende una nuova stretta da mezzo punto.

Lagarde ha detto che la Bce potrebbe ancora alzare i tassi diverse volte. Ma il sentiment prevalente è abbastanza cauto e forse lo riassumono le parole del ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti: "Il rialzo dei tassi della Bce era ampiamente previsto. Probabilmente non sarà l'ultimo in questa fase, ma confidiamo nella saggezza della Bce nell'interpretare le cause della recente impennata dell'inflazione e nel tener conto del rallentamento in corso nell'economia europea". Marco Valli, responsabile globale della ricerca di Unicredit, scrive che la Bce è parsa "più cauta" e si aspetta che i tassi raggiungano un picco al 2,25% a febbraio.

Gli Usa, è innegabile, guardano al futuro. Infatti, prosegue l'offensiva dell'amministrazione Biden per riportare in patria la produzione hi-tech, anche nei settori dominati da Paesi come la Cina. Il presidente ha infatti celebrato a Syracuse, nello stato di New York, il piano della società americana Micron di investire qui 100 miliardi di dollari nei prossimi 20 anni per costruire fabbriche di microchip. Gli Stati Uniti "stanno tornando leader nel mondo nella produzione di microchip", ha detto, sostenendo che anche il presidente cinese è "preoccupato".

Ma c’è chi guarda anche al presente. A poche ore dalla scadenza fissata dal giudice, Elon Musk completa l'operazione di acquisto di Twitter per 44 miliardi di dollari e fa subito piazza pulita licenziando brutalmente quattro top manager, tra cui il ceo Parag Agrawal. Gli altri silurati sono il chief financial officer Ned Segal, il responsabile degli affari legali e della 'policiy' Vijaya Gadde, e il general counsel Sean Edgett. E giovedì ha spiegato di aver voluto acquistare Twitter spinto dall' "amore" e dalla voglia di "aiutare l'umanità". "Acquisto Twitter perché è importante per il futuro della civilizzazione avere una piazza comune digitale dove un'ampia gamma di idee può essere discussa in modo salutare senza ricorrere alla violenza", ha detto mettendo in guardia dal pericolo corrente che il social media si divida in "camere di risonanza della destra o della sinistra che generano più odio e dividono il paese".

Rodolfo Ricci

( 28 ottobre 2022 )

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