Martedì 30 aprile 2024, ore 16:54

Europa 

L’Ue non molla sulla ratifica Mes e Berlino va in pressing su Roma 

L’Europa non ha più pazienza. Se Giorgia Meloni prende tempo sul Mes, sale invece di livello il pressing europeo. La scorsa settimana il tema è arrivato sul tavolo di un vertice, l'Eurosummit, dove il presidente dell'Eurogruppo Paschal Donohoe è intervenuto per assicurare che sul Meccanismo di stabilità "il lavoro continua". Non cita l'Italia, ma al momento l'unico "lavoro" mancante tra i venti aderenti al trattato è proprio quello della ratifica da parte del Parlamento italiano (al momento è calendarizzata alla Camera tra il 20 e il 24 novembre). Dal cancelliere Olaf Schol è arriva ieri un doppio affondo. Quella del Mes è una riforma "molto positiva", ha detto, "ne consiglio l'approvazione a tutti". Quanto alla revisione del Patto di stabilità "c'è ancora molto lavoro da fare".

Le posizioni sono ancora distanti, ha spiegato. In altre parole la situazione vede falchi rigoristi da una parte e Paesi cicala, o colombe, dall'altra. Appare una bella sfida, insomma, anteporre la riforma del Patto alla ratifica del Mes - che è l'obiettivo di Meloni - perché se da un lato non è arrivato l'ok al nuovo trattato dal Parlamento italiano, dall'altro sulla nuova governance l'Ue si sta avvitando. Sulla riforma del Patto una nuova proposta spagnola ancora non c'è, dopo i veti incrociati dell'Ecofin a Lussemburgo. E anche arrivasse oggi al Comitato economico e finanziario, dopo che è passato a vuoto quello della scorsa settimana ormai a fatica se ne potrebbe parlare all'Ecofin del 9 novembre: gli Stati hanno dei tempi tecnici per valutare le proposte.

A fine anno scadono gli impegni bilaterali degli Stati che fanno da puntello al Fondo unico di risoluzione bancario, il serbatoio di 80 miliardi di euro messi dalle banche, pronto ad attivarsi per arginare una crisi bancaria evitando contagi e corse agli sportelli. Al Mes su 708,5 miliardi di capitale sottoscritto ne sono stati versati 81 miliardi dai 20 Stati aderenti: il Meccanismo ha però una potenza finanziaria per 500 miliardi, disponibile ancora per 417,4 miliardi. Secondo la riforma del Mes dal primo gennaio 2024 il Meccanismo potrà attivare altri 68 miliardi di euro a sostegno dell'azione del Fondo unico di risoluzione: è questa la funzione di 'backstop' o 'paracadute' del Mes, che si crede possa servire per arginare un evento 'simil Credit Suisse'.

Il legame del Mes con il Patto di stabilità è invece legato alle clausole di intervento che regolano l'azione del fondo su prestiti e linee di credito agli Stati. Con la riforma i prestiti resteranno condizionati a un aggiustamento macroeconomico e vincolati alla sostenibilità del debito. Le linee precauzionali saranno riservate invece ai Paesi in regola con il Patto. Cambiando però quest'ultimo non servirebbe riformare di nuovo il Trattato del Mes, ma basterebbe che il consiglio dei governatori del Meccanismo modificasse l'allegato coinvolto: si tratta cioè degli stessi ministri delle Finanze dei 20 Paesi dell'Eurozona che dovrebbero approvare la riforma della governance economica.

Rodolfo Ricci

( 30 ottobre 2023 )

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